Smisuranza
Il ragazzo biondiccio sedeva solo al tavolo dell’Autogrill. Con la mano destra portava alla bocca polpettine di patate delle quali apprezzava l’odore. Preciso le inseriva attraverso un angusto varco tra l’angolo delle labbra e la cannuccia della bibita che succhiava con piacere. Con la sinistra digitava SMS sull’ iPhone da dove un filo gli portava musica nelle orecchie che canticchiava sottovoce mentre coi piedi teneva il tempo. Non è escluso eseguisse tutto al meglio, era così abile che frattanto avrebbe anche potuto andare al cesso senza interrompere il suo multiforme fare e pensare.
Però più di così non avrebbe potuto: la naturale abilità ha un limite, mica si possono fare o pensare nel contempo più di una decina di diversità. Vero che il pensiero è abile di implementare innumerevoli soluzioni comprensive, creative e riflessive, ma in divenire, mica d’un botto.
Chi non vuole rassegnarsi alla laboriosità progressiva nella misura può abbandonarsi alla infinita quiete soprannaturale. Mistica, estasi, rapimento e trance, oggi disponibili anche nelle varianti neoliberiste spinte, nemiche di ogni limite. Lì è possibile l’impressione soggettiva di smisurata espansione onnipervadente. Qualcuno la chiama dissociazione, qualcun altro santità, altri illuminazione o realizzazione.
A ben vedere le divisioni non derivano dal conflitto tra devoti di teismi e seguaci di ateismi, ma tra misurati e smisurati.
Privilegi
Privilegiati sono i radiologi e gli abitanti dei piani alti con vista sui cimiteri metropolitani. Punto di vista vantaggioso che vede dentro per i primi e oltre per i secondi, grazie alla possibilità diretta e plastica di osservare l’umanità che, via, via, si trasforma in cipresseto.
Ma l’immagine non basta, occorre che sia ben osservata per giungere a corretta interpretazione e giusta diagnosi. Compito non particolarmente difficile per i radiologi, complesso per quelli dei piani alti.
Perfezioni contrapposte
L’etimologia chiarisce che “Perfezione” non è lo stato di purissima immobilità assoluta espressa in sommo grado, ma laborioso compimento.
La teoria della perfezione fissamente assoluta è ben altra faccenda: alberga nelle amebe e trova gloria nella sabbia inorganica e in scheletri ammucchiati in fosse comuni.
Immagine: Paolo Polli «Meditazione da seduti».
Bluff
Valeva poco ma si era convinto del suo valore immenso.
Noncurante della normalità operava implacabile sopra tutte le righe.
Tutto sommato la riga è misura da implementare: c’è chi la traccia e ne ottempera il limite e chi no, di questi ultimi qualcuno finisce male, qualcuno diventa leader.
Dea Madre
In numerose eco-narrazioni contemporanee, seppur giudicate dagli autori laiche, osservo precisa contiguità tra la Natura e la figura della Madonna della tradizione cristiana. Entrambe interpretate pure, immacolate, madri, dispensatrici di grazia e salvezza. Entrambe esaltate con incantato stupore. Medesimo archetipo, stessa Teoria.
Natura musa ispiratrice
C’è qualcosa che non va nell’optare per cieli stellati, ginestre fiorite e lo scorrere di limpide acque, omettendo metastasi, escrementi, terremoti, peli perianali, vibrioni del colera, valanghe e colecisti dismorfiche.
Soddisfazione
Tutto sommato osservo tre sole opzioni di lavoro per soddisfare il desiderio:
1 Indagare il desiderio.
2 Tentare di eliderlo; esperti al riguardo incontrabili nei numerosi percorsi di spiritualità orientale.
3 Inventarsi una narrazione che appaghi il desiderio; specialisti gli approcci nostrani, da quelli religiosi confessionali ai neoliberalismi spinti.
Nel terzo caso l'appagamento barcollerà qualvolta la narrazione risulterà incongrua alla realtà. Siccome accade di continuo ci si impegnerà nel tentativo di far collimare la narrazione alla realtà e la realtà alla narrazione (rimozione).
Continue limature e aggiustamenti, un po’ qua, un po’ là, affinché come in un puzzle la fiction si incastri per bene nel reale, e il reale nella fiction, senza forzature e senza lasciare buchi. Faticosissimo. Non lo danno a vedere ma sono i più esausti.
L'anemico
Pallido ingurgitava una strana manna che pioveva dall’alto. Dolciastra, appiccicaticcia, bianca come lo yogurt scrematissimo solo un poco più eterea.
Prendeva la vita come veniva, si intratteneva accettando tutto quello che accadeva, convinto che il mondo fosse predeterminato da una forza superiore, da un regista occulto onnipotente che faceva accadere le cose, tutte le cose.
Primo comandamento: mai prendere iniziativa, mai prendere la paternità dell’azione. Rimanere quieto fuori dal gioco, sempre qualche metro più in qua, o più in là, per osservare meglio il demiurgo che utilizza tutto e tutti per dirigere l’universo, da lui creato, al fine programmato.
Entomologia estemporanea
Dal punto preciso di ognuno si interpreta la realtà. Vale anche per la cicala: frinisce e crea l’universo (intorno a lei).
Così nell’ascoltarla si avverte una strana monotonia rassicurante e insieme asfittica nel suo pulsare ritmico, catatonico, che fa continuare il mondo.
Tedioso l’universo senza l’umana abilità di astrazione.
Buontemponi & misantropi
Un po’ malinconico il compagnone quando solitario ma, a ben vedere, neppure del tutto appagato quando in compagnia. Riducendo gli altri a intrattenimento necessita di dosaggi costanti e crescenti di silhouettes che mai soddisfano.
Eppure il misantropo, in apparenza emancipato dalla dipendenza del buontempone, sta peggio di lui. Magari valoroso che tuttavia borbotta. Mai incontrato - direttamente o come autore artistico, letterario o filosofico - uno soddisfatto.
Osservo che il rapporto con l’altro è decisivo, qualsiasi preclusione al riguardo - soft del compagnone o hard del misantropo - risulta direttamente proporzionale alla personale insoddisfazione.