New age
Frequentavo mistica esotica, chissà cosa pensava quella gente lì con gli occhi chiusi a meditare? Ascoltavano il respiro? Si sforzavano di non pensare? Quando vedevo qualcuno meditare con gli occhi chiusi e le gambe incrociate, un impulso mi suggeriva di avvicinarmi in silenzio per dargli, a freddo, un calcio nel culo. L’ho pensato più volte ma non l’ho mai fatto, chissà forse qualcuno si sarebbe “illuminato”. Preferivo leggere testi e pensare al meditare, per staccarmi da me stesso eseguivo lavori semplici, svolti con cura maniacale. Lavavo i piatti e poi il lavandino con l’anticalcare e poi con la varechina, eccellente sbiancante e antisettico, una volta sciacquato il lavandino era più che pulito, ma invece di smettere lo lucidavo, più e più volte, con panno morbido. In quel rito masturbatorio il lavandino diventava di un lucido ultramondano e nel contemplarlo mi scordavo di me, funzionava meglio che ripetere un mantra. Al supermercato andavo in cerca dei migliori detergenti, aspettavo le novità. Mi impegnavo anche a tinteggiare con la calce pareti già bianche e aggiustare porte funzionanti solo un po’ rumorose. Davo a credere agli altri che volessi raggiungere l’eccellenza del risultato, invece ero attratto dall’impegno senza scopo, perché lì mi scordavo di me. Il trascorrere l’esistenza come intrattenimento, la vita come un passatempo, mi faceva sentire un po’ immortale. Il percepirmi persona nello spazio-tempo lo interpretavo come un inganno, un incidente di percorso causato dalla nascita, che aveva momentaneamente interrotto la vita vera, quella incorporea, impersonale, infinita ed eterna dello stato prenatale nella quale sarei tornato con la morte.
Ontologia
In termini puramente formali l’ontologia studia l’essere in quanto essere,ipotizza un “quid che è prima” generatore del pensiero, del soggetto e del sapere, origine e causa di ogni e di tutti i soggetti, pensieri e saperi. Così l’ontologia da formale diventa operativa e da un dogmatico primordiale “c’era una volta…” racconta la storia del mondo poi, come Dio, da il nome alle cose, inventaria l’esistente.Forse non è vero che l'essere racconta storie, sono gli uomini che le inventano.
Il fascino dell'orrore
Ho un po’ di nostalgia di quando i figli erano piccoli e raccontavo storie, apprezzavano quelle dell’orrore, così ne inventavo ogni sera di nuove. Chiedevo di che grado preferissero l’orrore: “Piccolo, medio o terribile”. Optavano per il terribile. Iniziavo il racconto ignorando la storia, guidato da un suggeritore interno. Prima arrivava il titolo: “La dama bianca”; poi la storia: femmina di mezza età annegata in una cisterna, che la notte sotto forma di spettro, vagava nel giardino di casa nostra ed entrava nel letto di grandi e bambini. Era fredda, di un freddo che non esiste su questo pianeta.“Il Donno di casa” era invece uno spettro gigante, metà uomo metà donna, che al tramonto aspettava i bambini all’ingresso della camera da letto per rapirli. Particolarmente apprezzata era “La matrigna”, femmina di mezz’età che inseriva insetti nelle orecchie di bambini orfani di madre, un classico popolare. I pargoli soffrivano d’emicrania perché formiche, ragni e millepiedi scavavano gallerie nel loro cervello, finché un giorno il padre scopre la malvagità della matrigna, la uccide e salva i bambini. Ero attento anche alla scenografia, di giorno lucidavo mele che nascondevo nei cassetti, così la sera davo prova del passaggio della strega, o mettevo insetti in vasi di vetro, così potevo mimare la matrigna col millepiedi vivo nella mano: “Ecco vedete bambini, la matrigna faceva così…” Se arrivava un temporale facevo entrare tuoni e saette nella storia: “Avete sentito il tuono? Il Donno di casa sta arrivando davvero, attenti arriva!” Talvolta erano lì per spaventarsi più del dovuto, allora in corso d’opera rendevo più rassicurante la trama. La sera dopo chiedevo: “Volete la storia di orrore piccolo, medio o terribile” loro optavano per il terribile, se proponevo “orrore piccolo” frignavano. Così ho imparato che il fascino dell’orrore esiste davvero, innato come il peccato originale.
Lo spermatozoo sbronzo
Quando qualcuno viene male, instabile e tormentato, di quelli che senza apparente motivo passano l’esistenza a star male e a far star male gli altri, la tradizione popolare insinua che, la notte del concepimento, il padre e la madre hanno alzato troppo il gomito. Venuto strano perché frutto d’ovuli e spermatozoi sbronzi. Quello invece venuto bene frutto, dunque, d’amore, consapevolezza e sobrietà? Indifferente ai detti popolari per fortuna le cose funzionano spontanee senza necessità d’intenzione, conoscenza e neppure d’ amore, come quando digeriamo le orecchiette con le rape senza conoscere l'abc della gastroenterologia. Se prima di nascere avessi potuto scegliere avrei preferito la prima opzione: frutto di spermatozoo e ovulo sbronzo. Più divertente e meno ipocrita e non è detto che sarei venuto male. Più rassicurante fidarsi del cosmo nel suo funzionamento che dipendere dai sentimenti di una coppietta.
Ordinamento normativo
In adolescenza quello che a scuola chiamavano cultura era per me una entità rarefatta, inutile, nemica. Detestavo i professori, li avvertivo estranei. In prima media una preside di ferro dirigeva la scuola. Nella mia classe i bidelli avevano trovato un paio di banchi rotti, la preside, era venuta ad interrogarci: “Chi è stato? Chi sa e non parla farà andare di mezzo tutta la classe, metterò una nota collettiva!”Tutti zitti. Ho sentito una voce uscire dallo stomaco che gli ha risposto: “Non so chi sia stato, ma anche se lo sapessi non lo direi”. Gelo, pausa di tre secondi, latrato della preside a me rivolto: “Come ti permetti!” Anche se timido mi sentivo a mio agio, rilassato e mentre fissavo negli occhi quella donnina ossessa ho sentito una voce che ha detto: “Vaffanculo”, era la mia. Immediata convocazione scritta ai genitori per comunicargli la sospensione del figlio. Era andato mio padre nell’ufficio della preside, mi aveva difeso alla “democristiana” anche se votava partito liberale: “Sa il ragazzo era imbarazzato davanti alla classe e per darsi un contegno è andato sopra le righe per timidezza…” Così la sospensione era stata revocata ed io avevo un po’ imparato che il sollevarsi procura sanzione e il prostrarsi la condona.
Il suggeritore interno
Ho chiuso il negozio in anticipo per andare alla fiera del paese. L’incasso della giornata l’ho messo nella tasca del cappotto arrotolato con un elastico, 375 euro. Nella ressa ho intravisto oppresso dalla folla, uno storpio, ma proprio storpio, con le mani alzate che implorava carità. Una voce interiore mi ha detto: “Dagli tutto!” Ho messo la mano nella tasca e gli ho dato il malloppo. L’operazione è stata fulminea, il mendicante non mi ha visto in faccia. Rapido mi sono allontanato da lui e ho sentito un’altra voce interna che mi ha detto: “Ma che ca… hai fatto?” Meglio essere prudente con i suggeritori interni, però per un paio di secondi mi sono sentito Gesù; alzati e cammina non mi sono permesso di dirlo, però ho fatto qualcosa che gli assomiglia un po’, 375 euro per sentirmi Messia un paio di secondi è, a ben vedere, importo congruo.
Iddio inflaconato
Siccome faccio l’erborista, di tanto in tanto, conduco dei corsi di fitoterapia. Nel mio ambiente è frequente incontrare alternativi della “new age” che, sicuri di cosa dicono, parlano di “energia” delle piante. Chiedo: “Quanti watt?” e nessuno risponde. Nel lavoro seguo un approccio scientifico, quello appreso a scuola, so di alcaloidi, eterosidi, saponine e iridoidi niente di magico e neppure di trascendente, sono loro che fanno guarire o avvelenano, tutto qui. Anch’io da adolescente mi ero illuso di catturare l’energia delle piante, quella che da e fa la vita, ci avevo provato a chiudere Dio dentro un flacone, peccati di gioventù. Un po’ ci provo ancora, il vizio non l’ho perso, ma lascio perdere Dio e anche i flaconi, meglio il silenzio.
Passiflora Herbarium Mediterraneum brunovergani©
Crocifisso, Stato italiano assolto
Correzione di rotta della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che con sentenza definitiva assolve lo Stato italiano. Occorrerà leggere le motivazioni della sentenza, ma qualcosa si può anticipare. A ben vedere nella sentenza di condanna di primo grado del 2009 il crocifisso non poteva essere esposto il luogo pubblico e scolastico, perché giudicato dalla Corte tanto pregno e potente di significato da condizionare l’educazione e violare il diritto di libertà. I “pro” crocifisso, invece di ringraziare, erano rimasti sconcertati alla notizia che l’amato simbolo valesse assai per la Corte di Strasburgo, mentre gli “anti”, invece di preoccuparsi, esultavano.Nella recente sentenza di assoluzione della Grande Chambre si afferma invece che il crocifisso non discrimina perché simbolo di niente, quanto un soprammobile. I sedicenti vincitori dovrebbero rimanere un po’ sconcertati invece di trionfare e gli avversari non hanno congruo motivo di frignare. Invece i primi esultano e i secondi frignano. Ma non è che i diritti dell’uomo siano cosa più seria di questo carnevale?
Mangiapreti
Contestare dottrine è insidioso perché il dogma resta lì immobile, indifferente a qualsiasi confutazione,così chi tenta un approccio dialettico per invalidarlo attraverso il movimento dimostrativo, non avendo riscontro, rischia di perdere la pazienza. Nel momento preciso che perderà la testa, abbandonando il pensiero per abbracciare la reazione avrà perso: verrà, suo malgrado, legato, inghiottito proprio da quella dottrina che intendeva refutare; diventerà un apostata, piccolo satellite che esiste per contrapposizione, che gira intorno alla stella madre da lei illuminato. Ci sono solo due vie d'uscita dalla dottrina: l'eresia per chi con astio contrattacca, oppure il pensiero propositivo di chi, indifferente ai postulati dogmatici che non condivide, propone qualcosa di meglio. Vale per i dogmi delle ideologie, delle chiese e per quelli dei potenti.
Educatori forti, appassionati e ossessi
Improbabile incontrare insegnanti di matematica o di termodinamica affetti da ansia educativa, loro non cercano proseliti, non intendono divulgare teorie all’umanità, non chiedono atti di fede. Democraticamente apprezzano suggerimenti e varianti ai loro enunciati anche se contestano gli assiomi da loro proposti, si sa i forti non hanno bisogno di gridare. La disciplina che tali educatori insegnano sta in piedi da sola: quando l’allievo sbaglia i numeri i conti non torneranno e se mal progetta l’impianto termodinamico non lo vedrà funzionare. Tutto sommato questi educatori non si affidano a loro stessi e neppure ad allievi o scuole, ma “a un legame sociale diffuso ed epistemico, cioè autonomamente regolamentato dai criteri della logica congetturale: la fecondità, prima di tutto.”1Forte e tranquillo anche l’educatore in materie umanistiche capace “di insegnare la propria disciplina e favorire il senso critico degli alunni, sino al punto da stimolarli a dissentire dalle sue stesse opinioni”2, trattasi nella fattispecie di passione educativa.Per ultima incontriamo la categoria di educatori più nervosa, quella degli ortodossi in verità dogmatiche, razza in via d’estinzione nelle ideologie contemporanee, ma in aumento nella Chiesa cattolica italiana, anche grazie al sostegno dall’attuale governo. Educatori chiusi alle altre teorie, indifferenti alla formazione ma desiderosi di conformazione, non ammettono varianti a se stessi e alla loro dottrina. La categoria è agilmente riconoscibile per l’ostentata ossessione educativa, espressa in tutte le forme immaginabili: priorità educativa, urgenza educativa, ansia educativa; nelle varianti belliche difesa educativa e anche missione educativa.Singolare l’autocontraddizione: se esistesse davvero una verità assoluta, universale, integrale, immodificabile ed unica, sarebbe evidentemente costitutiva non educativa; non avrebbe necessità alcuna d’essere propagandata, inculcata e neppure difesa perché s’imporrebbe per forza propria. La ricorrente fissazione educativa cattolica esprime esattamente l’opposto della verità definitiva e universale che intende comunicare e testimoniare, da prova invece dell’inconsistenza dell’oggetto enunciato.1 Antonello Sciacchitano, “Tu puoi sapere, se ignori quel che sai”2 Augusto Cavadi, “A scuola si può fare politica? Risposta al ministro Gelmini” “Centonove”