“Cos’hai mangiato ieri a mezzogiorno?” Chiede la moglie al marito, che il giorno prima era rimasto fuori casa per lavoro. Anche a me talvolta lo chiedono, anche se quello che ho ingurgitato il giorno prima è già nella fogna, eppure per chi pone la domanda l’argomento sembra meritevole d’attenzione e interesse.
La domanda è insensata ma il sottotesto ha una sua logica: siccome ti voglio bene, desidero che tu abbia mangiato qualcosa che ti abbia procurato piacere nell’ingurgitarlo, affinché ben nutrito tu possa vivere sano e felice a lungo. Tipico sottotesto di matriarca italica, tutto sommato accettabile, se circoscritto. Nell’arco dell’esistenza anche a me è capitato di chiedere a chi volevo bene: “Cos’hai mangiato a mezzogiorno?” E talvolta mi è anche scappato: “Domani piove, ma dopodomani c’è il sole” poi, un po’ preoccupato per me stesso, dicevo altro. La bocca parla della pienezza del cuore e qualcuno è pieno di pasta al ragù e zucchine con la menta: “Meglio la piperita della mentuccia selvatica” ed io esausto mi allontano per accendermi un sigaro e pensare alle parole di Gesù di Nazareth, l’antico predicatore ebreo che ho ripreso a frequentare:“Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ciò che ne esce”Pensiero in azione e da lì l’atto linguistico prima che a ogni altro atto. Quello è saper parlare. Intanto in poltrona le donne insistono a dire di lasagne al forno e gli uomini di calcio e di portafogli vuoti, mentre i potenti del mondo li dominano.