Può accadere che un artista violento, oppure con tratti malvagi o perversi, operi bellezza.
La circostanza suggerisce che la bellezza non è generata da qualcuno volta per volta, lì per lì, ma è forse un universale che pre-sussiste in qualche iperuranio platonico, oppure nel cuore immanente delle cose, manifestando la sua gloria indipendentemente dalla moralità dell'artista che la veicola o estrae.
Può anche essere indizio della natura dionisiaca dell’artista; satiro metà dio e metà caprone, o significare che il fruitore è simile all’ape che produce buon miele suggendo nettare anche da fiori velenosi.