Un buon modo per non rimanere impantanati in dualismi filosofici, esistenziali, o ancor peggio religiosi, è quello di cogliere la polarità data dal rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti, conservando così sia l’unità dinamica degli opposti, che la differenza tanto utile per la nostra mente binaria.
Però più esploro con attenzione le piante nella loro materialità biologica e più mi ritrovo a contemplarle, realizzando così che “il massimo della trascendenza coincide con il massimo dell'immanenza”[1], e se nell'osservare le piante il quaggiù è il lassù e il lassù è il quaggiù, potrebbe anche essere che sia così per tutto.
Il buddhismo tantrico sembra confermare questo universale coincidere del contrapposto, in una antica pratica compariva nella mente del praticante una prostituta di bassa casta in attesa di congiungersi che l'iniziato visualizzava come dea[2].
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1 Affermazione presa in prestito dall’amico Germano Federici.
2 Pratica tantrica di visualizzazione riportata nel Manuale di storia delle religioni, M. Raveri, Laterza, pag. 367. La figura della prostituta di bassa casta coincidente la dea è altresì citata, con denominazione Dombi Candali, nel Dizionario del Buddhismo di Mircea Eliade.