Erbe magiche che ti separano dal corpo, rivelazioni dall'alto, viaggi danteschi nei regni dell'oltretomba, terzi occhi in mezzo alla fronte, miti platonici, ghiandole pineali, trance estatiche, Campi Elisi, intermediari celesti; anfibi metafisici con una zampa nella finitudine e l’altra nell’eterno, orgasmi tantrici, anime immortali… Si è escogitato un po’ di tutto per connetterci ad un presupposto al di là, ma nonostante il caparbio impegno nell'aprire feritoie nell'immanente per trasvolare nel trascendente, l’aldilà non l’ha visto ancora nessuno.
Però questo universale, incessante, irriducibile, desiderio[1] d'oltrepassare, una cosa ce la mostra e dimostra: mica si sta tanto bene, di qua. Desiderio d'aldilà: forse anche angoscia di vita oltreché di morte.
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1 «Vivo sin vivir in mi,
y tan alta vida espero
que muero porque non muero.»
Teresa d'Ávila
(Vivo ma non vivo in me,
e attendo una tal alta vita,
che muoio perché non muoio.)