Quando un cattolico realizza di aver creduto a concezioni assurde, che può fare?
Potrebbe cambiare religione se non rischiasse di cadere dalla padella alla brace, molto più sicuro e risolutivo buttare Dio alle ortiche con tutto il pacchetto, ma l’ateismo è per lui opzione complicata, per certi versi impossibile perché per sbarazzarsi di Dio dovrebbe amputare concezioni introiettate al punto da costituirlo. Potrebbe sì optare per un ateismo spinto, ma rischierebbe una operazione di facciata come sono tutte le scelte reattive che nel respingere trattengono. Potrebbe comunque provarci a fare l’ateo e pure iscriversi al UAAR, così da passare i giorni che gli restano dicendo peste e corna della Chiesa cattolica per vendicarsi dei soprusi subiti (ne conosco non pochi di questi imbronciati), nel caso però realizzasse di avere di meglio da fare potrebbe semplicemente dirsi: “Che stupido sono stato” e chiuderla lì. A ogni buon conto se evitando reattività abbraccia un ateismo debole potrebbe anche farcela a diventare sinceramente ateo, ma se non gli sta bene auto precludersi l’ipotesi di Dio potrebbe discernere tutte le assurdità che ha introiettato, separandole dalla sincera ricerca che aveva, e ha, di Dio. Liberato Dio da dogmi e precetti confessionali astrusi potrebbe continuare a permanere nella Chiesa da dissidente (se non lo sbattono fuori), oppure prendere le distanze dall’Istituzione per incontrare Dio nella natura (panteismo). Nell’eventualità che questa immanenza di Dio nella Natura non lo soddisfi appieno, potrebbe ipotizzare che tale immanenza rimandi ad un logos trascendente (panenteismo). Qui arrivato (e io con lui) indagherà la realtà, per cercare segni di questa trascendenza. L’indagine lo porterà a frequentare tutti quelli che, credenti e no, hanno cercato e cercano un significato del mondo. Percorso che attinge da tutto e da tutti, compreso il recupero revisionato di tratti della tradizione cristiana. Se proprio disperato potrebbe anche compiere un rinnovato salto della fede e qualche incursione mistica, anche se è più probabile che invece di saltare rimarrà coi piedi per terra accettando che su Dio mai raggiungerà una verità in senso assoluto. Probabilmente permarrà in una posizione aperta e insieme scettica, in una attenta e continua osservazione che diffida sia delle proprie certezze che dei propri dubbi (questa è di Hume). Posizione un po’ tragica che molto rema e poco proclama.
Ma nostalgico degli entusiasmi religiosi di gioventù ed esausto di tanto drammatico remare potrebbe sorgere in lui la tentazione di regredire, cercando puerilmente in ciò che incontra aspetti che somiglino alle impressioni emozionanti dei bei tempi passati, così da ritrovare da cane sciolto l’amore illimitato di Dio che lo ama da sempre e per sempre: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo”, la beatitudine, la perfetta armonia, la sapiente e cosciente unità dell’universo, l’appartenenza consolante al cosmo e il più che certo happy end personale e universale che la Chiesa gli garantiva. Insomma un rivivere le dolci emozioni rassicuranti che la Chiesa gli permetteva placando così l'erranza, evitandosi però tutte le costrizioni insite nella istituzione confessionale. Per compiere l’operazione sceglierà nella natura, nella civiltà e nelle scienze, ciò che più si presta a cucirgli addosso un nesso di somiglianza con lo stato di infantile beatitudine, così da godersi la sua nuova messa cantata. La natura al netto di metastasi, cacca di gatto e virus, ben si presta positivamente aggettivata all’operazione di zuccherina deificazione, non male anche il mito del “buon selvaggio” che con un po’ di fantasia evoca per somiglianza l’Eden perduto. Adatta all’operazione anche la forza di gravità se immaginata come attrazione amorevole universale, eccellente il Big Bang riletto come prova provata dell’atto creativo del buon Dio. Versatilissima per lo scopo la fisica quantistica, quella strana disciplina che meno la si conosce e più ci si sente maestri nel proclamarla, che proverebbe newageizzandola una gaudente interconnessione armonica del tutto. L’elenco edulcorante prodotto dalle forzate somiglianze potrebbe proseguire a lungo e gli esempi riferiti di fuga naïf dalla tragicità non me li sono inventati. Sappiamo che la tradizione cattolica è stata sia proficua che deleteria per molti, osservando questi ultimi esempi che reagiscono al paradigma teistico che hanno abbandonato crogiolandosi ingenuamente nello stesso milieu emotivo, si potrebbe concludere che tra i peggiori danni procurati loro dal cattolicesimo l’infantilizzazione è probabilmente il più grave e irreversibile.