Un certo tradizionalismo cattolico afferma il perfetto coincidere di Gesù Cristo col Magistero della Chiesa, in quanto sacra istituzione che per volontà di Dio manifesterebbe nella storia il mistero dell’incarnazione di Cristo. Tradizione vivente che permetterebbe agli uomini del nostro tempo di incontrare il Dio eterno. Istituzione divina che nella sua oggettiva alterità smantellerebbe alla radice le nostre inconsce e intimistiche proiezioni assemblanti un dio costituito da parti di noi stessi, invece del Dio vero.
In tale concezione ecclesiologica un qualsiasi differenziare Gesù Cristo dal Magistero, o la dottrina della Chiesa dai vangeli, è divisione impensabile. Nel periodo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI -papati perlopiù fedeli a questa linea- il primato dell’entità Gesù-Chiesa-Vangelo-Dottrina era stato spesso brandito contro l’assedio, in fin dei conti più supposto che reale, delle differenti e circostanti culture[1].
Coloro che all’interno della Chiesa esprimevano degli argomentati distinguo venivano richiamati all’obbedienza papale, al punto che il dogma ottocentesco della sua infallibilità era tornato alla ribalta. Il fedele tradizionalista professava il Pastor Aeternus, proclamava il Pastor Aeternus, enfatizzava il Pastor Aeternus e gli arrivava tra capo e collo Papa Francesco che, impegnato in cose ben più urgenti e serie, evitava di interpretare il Pastor Aeternus; svolta storica[2].
Ma può esistere un evento più tragicomico per il tradizionalista, che più è fedele alla sua concezione dottrinale obbedendo al Papa più la tradisce visto che il Papa lo invita a tutt’altre fedeltà? Costretto in un aut-aut paradossale e irrisolvibile fra coerenza incoerente o incoerenza coerente. Un po’ di solidarietà se la merita tutta[3].
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1 «Come se la “verità” fosse una persona così indifesa e goffa, da aver bisogno di difensori!» (Nietzsche, Al di là del bene e del male)
2 Ieri ho visto un video dove Mons. Corrado Lorefice arcivescovo di Palermo, scandagliando le ragioni che hanno generato connivenze tra una certa Chiesa e la mafia scorgeva un “meccanismo clericale perverso [dove] invece di mettere al centro il vangelo si [è] perseguita la logica di mettere al centro la Chiesa […] la conservazione dell’istituzione più di tutto e prima di tutto.” Un capovolgimento di galassie rispetto a una consolidata e opposta concezione dottrinale che solo pochi anni fa imperversava.
3 Tutto sommato meglio un irriducibile rispetto a chi si conforma di continuo a dove tira il vento.