Interpretiamo ciò che incontriamo attraverso mappe concettuali acquisite, accettate e memorizzate. Ognuno ha elaborato le proprie, i filosofi e i letterati le chiamano Weltanschauung, ma in fin dei conti potremmo anche chiamarle pregiudizi; prima mossa e prerequisito necessario per poter interpretare il mondo, dal quale è immune solo chi soffre di amnesia assoluta.
Da lì dobbiamo, dunque, iniziare ma è nelle mosse successive che possiamo fare la differenza, o permanendo semper idem, come invitano i prelati conservatori, plasmando sistematicamente la realtà alle nostre pre-concezioni non di rado inconsapevolmente introiettate e per nulla nostre, oppure aggiornando -come si fa con le app obsolete- il nostro pregiudizio eccitati dall’ambiente, ovvero cambiando.
Quasi sempre il processo è inconsapevole eppure scegliamo la prima o la seconda opzione, qualche volta una miscela delle due. Nel work in progress della seconda opzione il pregiudizio potrebbe anche confermarsi e consolidarsi e va bene così, a patto che si era davvero disposti a rivoluzionarlo.