« Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno. » (Gregory Bateson)
Eccoli nella via del paese che accompagnano la statua del santo protettore. Sfilano autorità religiose, civili, militari, appartenenti agli istituti di vigilanza, quelli della protezione civile e della Croce Rossa, scout, donne e uomini delle confraternite, vigili del fuoco, polizia municipale e piccoli vigili, banda musicale.
Dentro quelle divise soggetti valorosi, persone ordinarie e individui meschini, in quelle divise anabolizzanti tutti straordinari a prescindere. Gli scapolari neri, i pennacchi, le gialle mantelle, i gagliardetti, costruiscono paradigmi e inventano realtà che in natura non esistono.
Più le coreografie sono pirotecniche, gli abiti di scena vistosi, le allegorie gagliarde, più suggeriscono, ad uno sguardo attento, l’inconsistenza ontologica di ciò che simboleggiano: l’inesistente per apparire reale necessita d’essere tenuto artificiosamente e forsennatamente su, invece un corpo, un vulcano, un albero, una brava persona, stanno in piedi da soli senza necessità di simboli e concelebrazioni.
Eppure c’è realità in questa infedeltà alla realtà, gli antropologi sostengono che il successo planetario di Homo sapiens stia proprio in questa sua peculiare (e arbitraria) capacità di rappresentare.