Immagine, metafora, simbolo, incantesimo, il doppio, l’oltre, il talismano, Narciso, irrompevano in scena quando la bambina si guardava nei grandi specchi del papà, il sarto del paese. La zia l’aveva avvertita: « Attenta che nello specchio appare il diavolo! », è che non voleva che la pargola diventasse vanitosa, non aveva capito che la nipotina si guardava per riconoscersi e scoprirsi.
Faccenda complicata sapere chi si è, così più si guardava e meno s’individuava. Si sa, è il rapporto con gli altri -mica lo specchio- a svelarci chi siamo. Nello specchio le appariva una strana entità, una e quasi trina: lei riflessa mischiata a un’altra lei che immaginava e attivato dal monito della zia il terrore che potesse apparire una entità terza: il diavolo.
Lei resisteva alla paura del diavolo, contava uno, due, tre e fuggiva dallo specchio appena prima che il diavolo le apparisse. Visto che dopo aver contato sino a tre il diavolo non appariva aveva dedotto che per tre secondi poteva guardarsi dentro lo specchio tutte le volte che voleva. Quattro, cinque, sei, sette e non appariva ancora; otto, nove dieci… ma il diavolo non si mostrava perché il daimon era lei.