Chi realizza un giardino sa che dopo un po’ le piante inizieranno a toccarsi e mischiarsi, vegeteranno inoltre specie spontanee intricandosi con quelle piantumate ad arte. Senza una costante opera dell’uomo il giardino degraderà, dato che le piante andando in antagonismo inizieranno a seccare virando all’inorganico. Nondimeno se s’interverrà senza giusta misura lo si mutilerà. Il giardiniere dovrà pertanto agire con cura e in quello scolpire sarà un po’ artista, un po’ filosofo e un po' scienziato; non è facile trovare una sintesi tra la sensibilità umana e il moto della natura.
Viceversa negli ambienti selvaggi e vergini -pensiamo alla foresta amazzonica- non accade degrado estetico, perché succeda -pensiamo alla banchina della strada provinciale non ben mantenuta- deve esserci un artefatto iniziale, dal momento che ci si mette mano sarà necessaria una cura costante perché il giardino permanga armonico.
Uomo strano punto della natura, Mida che trasforma ciò che tocca (pensa) in lavoro di aggiustamento perpetuo. Così per il giardino così per l’esistenza, così per l’estetica e la morale.