Pensi, disegni, scrivi o dici una cosa e quel pensiero, immagine, segno o suono, la esprime[1].
Il processo funziona con le cose che esistono e - più interessante - con quelle che non esistono: dici “sasso” e il sasso c’è, dici “elfo” e c’è pure quello[2].
Grande, insidiosissima, opportunità.
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1 Segno: «Sostituto significante di qualcosa d’altro» (U. Eco, Trattato di semiotica generale, Bompiani).
2 Se tutto ciò che è pensato ed espresso in qualche misura accade efficientemente è forse ingenuo diagnosticare, troppo frettolosamente, deliri canonici, per la circostanza che il delirante poggia su qualcosa in qualche modo esistente. Plausibile che il delirio sia anche faccenda determinata da paradigmi storici e sociologici: se il delirante è uno viene considerato pazzo, ma se numerosi e concordi nel delirare sono visti come appartenenti a una cultura o a una fede, addirittura a una civiltà, se un po' di meno a una subcultura o a una setta.