La mattina un impiego sottopagato, nel pomeriggio qualche ora in nero come tuttofare e la sera lì a inventare strategie per procrastinarne il pagamento delle bollette sparse sul tavolo della cucina. Quando vivere per davvero? Poi inaspettati 26.000 euro dall’assicurazione, per quella volta che il camion della nettezza urbana gli aveva rotto la tibia nel far retromarcia,
così investiti:
1.470 vacanza a Gardaland;
3.000 televisore grande quasi come uno schermo cinematografico;
14.500 Giulietta usata turbo rossa;
2.650 vasca idromassaggio turbo azzurra;
2.980 vestiti griffati;
1.400 minimoto per il bambino.
Alla miseria ci si affeziona.
Poi, variante della miseria, c’è il provincialismo. Forma di povertà sovente col portafoglio pieno, che di norma imperversa in chi ha raggiunto notorietà, successo e dominio su qualcun altro, per mera casualità e sotterfugi. Brutta condizione in quanto la corte che l’attornia l’osannerà a prescindere dal suo valore reale; per emanciparsi da tale pericolosa condizione Montaigne consigliava di mettere il principe su un cavallo che, per sua natura, disarciona il figlio del re come il figlio del facchino.
Facile diagnosticare il provincialismo: quando la spesa del protagonista per vacanze di lusso supera quella dell’imprendere e quella sperperata per giretti in yacht, esclusivi quanto dozzinali eseguiti senza avvertire un monito intimo di sana noia, oltrepassa quella per lo studio così da nobilitarsi avendone tempo e possibilità, è provincialismo. La barca a vela e lo champagne sono invece permessi, si permane signori universali e non pirla provinciali a condizione che la barca sia governata dal proprietario e lo champagne alternato a vini nostrani.
Voglio dire che in fin dei conti prima che faccenda morale è questione estetica, c’è chi col portafoglio vuoto o pieno trova piacere nel leggere Kierkegaard attento ai prossimi e chi invece prova completa soddisfazione nel farsi massaggiare i glutei flosci in qualche SPA. Struttura originaria probabilmente immodificabile, forse pirlotti un po’ si nasce, sicuramente lo si diventa a oltranza nei primissimi anni d’esistenza.