Il genio da vecchio è un po’ bizzarro e da giovane mica tanto normale. Sai bene cosa sto dicendo se hai avuto l’occasione di incontrarne qualcuno, in una esistenza non più di un paio per i più fortunati.
Noto lo scostamento tra il suo ordinario vivere quando, un po’ imbranato, si allaccia le scarpe, si nutre, urina e dorme, da ogniqualvolta che, improvviso, entra nel suo ruolo vocazionale nella materia dove è genio: lì smette di ridere e anche di sorridere, cessa qualsiasi ironia e autoironia, l’occhio da espressivo vira vitreo e un po’ fisso come nella bambina del film L’esorcista. La voce per misterioso ontologico ordinamento gli cade sulla medesima nota come nella salmodia gregoriana per dire preciso come se stesse leggendo un libro, il genio parla come scrive.
Non possiamo escludere che in tanto rigore gli entri nel corpo un qualche nobile predecessore nella materia, anche più di uno, talvolta una legione. Nell’ultima fattispecie scuole di pensiero si mischiano producendo paciughi di tesi che lui meccanico coordina e armonizza senza mai fluttuare. Poi d’improvviso torna normale, o quasi.
3 commenti
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Venerdì, 08 Maggio 2015 08:14
inviato da
Augusto Cavadi
Geniale, Bruno !
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Sabato, 09 Maggio 2015 07:40
inviato da Pietro
Modestia a parte ho avuto il privilegio di vedere nascere e maturare, proprio in tempo reale, in Bruno questo pensiero sul genio che, quando viene platonicamente "posseduto" dal suo Daimon, si trasforma persino fisicamente per diventarne voce. Tutti vedevamo a Favignana come il giovanissimo e, secondo alcuni di noi, geniale filosofo Diego Fusaro, quando iniziava le sue relazioni a Favignana, si trasfigurava propio, cambiava voce, sguardo e persino fisionomia del volto rispetto al ragazzo allegro che passeggiava con noi per le strade dell'Isola. Ma solo Bruno ha saputo dircelo così bene.