Rendiconto vocazionale autobiografico frammisto e connesso all’analisi storica dell’implementarsi della Chiesa cristiana dopo l’Ascensione al cielo di Gesù di Nazareth narrata dai Vangeli, attraverso l’indagine storiografica, l’ermeneutica, l’esegesi e anche la romanzata personale riscrittura degli Atti degli Apostoli, Lettere e Apocalisse. Una cinquantina di pagine riportano citazioni di tali testi e altrettante appaiono ripetitive, ma per il resto «Il Regno» di Emmanuel Carrère è un libro incalzante, ben scritto in prima persona che, per estesi tratti delle 428 pagine, incolla il lettore al testo nel suo mischiare micro e macro storie come fa la vita.
Eppure terminato il libro lo si scorda presto, proprio come accade nei film americani d’azione che incollano allo schermo ma subito dimenticati, come mai?:
attraverso audaci straniamenti, piacevoli azzardati paragoni, accenni sacrali porno mistici, battute argute, estemporanee eppure congrue citazioni, spregiudicati parallelismi storici e autobiografici, stringi, stringi, il libro dice nel merito il noto e anche l’ovvio articolando che i Vangeli non sono stati scritti in presa diretta; che la peculiarità del cristianesimo non è una dottrina ma una narrazione; che le favole possono anche veicolare verità cruciali; che a Gesù come a Ulisse talvolta gli piaceva di più essere uomo che Dio; che è accaduto uno scostamento tra il pensiero di Gesù e il formarsi istituzionale della Chiesa nascente e che san Paolo fosse un po' esaltato; che in tale contesto di iniziali incrostazioni e stratificazioni l’indagine deve cogliere quanto Gesù ha realmente annunciato nel merito; che il cristianesimo è narrazione abile nell’affrontare il male e il dolore.
Osservo peraltro un sistematico trucco narrativo: Carrère salta sovente a piè pari da Pietro, Paolo, Luca, Filippo, al Vaticano e ai cristiani di oggi come se in mezzo non fosse accaduto nulla, producendo nel lettore sgomento per il terzo di mondo che segue, ai nostri giorni, una religione ancestrale implementata da una provinciale, insignificante, molto bizzarra setta mediorientale, senza dettagliare lo svilupparsi graduale di duemila anni della storia della Chiesa incistata nello svolgersi storico occidentale che l'Autore omette per non anestetizzare l' "effetto speciale" di spiazzamento che intende procurare.
C’è un qualcosa di altezzoso nell’Autore implicito nel suo scrivere, lo vedo lì un po’ narciso con la faccia da ateo devoto che si aspetta dal lettore wow a raffica che a me, nel merito, non sono venuti. Però per lo stile e il “montaggio” narrativo lo ringrazio: spregiudicato, coraggioso, autorizzarsi da sé.
Emmanuel Carrère
Il Regno
Adelphi