Nell’oltrepassare il portale del cimitero monumentale ero entrato in una specie di serra, forse di zoo. Regno altro di malriusciti dèi ingabbiati in sacrari, altarini e teche, pietrificati in targhe, cippi e steli. Odore di inerzia.
Non luogo forse creato dai minuti di silenzio di quelli che commemorano i morti. Ma quanti decibel bisogna togliere al mondo per raggiungere il silenzio? Ma a cosa penseranno dentro quei sessanta secondi? Dove mai si raccoglieranno? E perché contraggono un po’ le labbra?
C’è qualcosa che non va. Forse aveva ragione quell’antico predicatore ebreo:
«Seguimi e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8,22).
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Pensieri Improvvisi