Van del Leeuw fu parroco cristiano calvinista esperto in fenomenologia delle religioni, un mix di studi storici e teologici. Nello scorrere i titoli dei capitoli de «La Fenomenologia della Religione» sua opera più importante, leggo:
Pietre sacre; Alberi sacri; Il mondo sacro di lassù; Potenza e volontà configurante nel nome; Il mondo sacro di ultimo piano; La rappresentanza: stregoni, sacerdoti, consacrati.
l’Autore analizzando in modo preciso e esaustivo l’oggetto e il soggetto della religione passa in rassegna nei successivi capitoli: L’anima totale; La divinazione; Lo spazio sacro; La parola di consacrazione.
Van del Leeuw si avvicina con simpatia alla sacre potenze e affronta la nozione religiosa di “mana” - potenza soprannaturale tipica delle religioni animiste - vedendola universalmente presente nel Tao cinese, nel Logos degli stoici fino al Pneuma cristiano.
Oggetto potente che brucia le mani alla misera popolazione umana rinchiusa in cantina, ma che se avvicinato ritualmente e con rispetto spara all’istante il soggetto lassù all’ultimo piano. Oggetto misterioso e grande che redime e salva l’insignificante uomo come le storie delle chiese confermano, compresa quella cattolica con le sue liturgie traboccanti di “mana” polinesiani.
Una domanda, anzi due: ma non era proprio tutto questo che Gesù di Nazareth contestava preciso? Per dirla tutta: il cristianesimo è davvero una religione?