Fellini affermava che lui faceva film e gli altri (critici, psicanalisti, intellettuali, pubblico) glie li spiegavano. Dunque un realizzarsi della persona che attinge spontanea dal suo intimo indifferente al pensiero razionale.
Neri Pollastri indica invece la personale realizzazione in direzione opposta:
« Far sì che le persone filosifino è permettere che gli individui […] recuperino il loro senso di essere al mondo, la stima nelle possibilità di agirvi, la fiducia nelle loro stesse capacità di pensiero. Cercando la comprensione della realtà (si potrebbe dire, cercando la verità) troveranno anche loro stessi: perché non si cercheranno autisticamente nella propria intimità, ma si ricollocheranno autonomamente nel mondo che avranno ripreso a frequentare col pensiero.»
[Filosofia praticata Di Girolamo editore pag.32].
A bene vedere l’apparente contrapposizione “o/o” [o così oppure il suo contrario cosà] del pensiero razionale rivolto alla realtà esterna alternativo all’intuizione che emerge dall'intimo, è fittizia. Di fatto, lontani da funzionamenti binari, viviamo mischiando il pensare all’intuire. Un e/e invece di un o/o.
Gian Luca Barbieri, docente di Psicologia Dinamica e ricercatore presso la Facoltà di Psicologia di Parma, giustamente osserva che:
«il ragionare sul proprio IO implica che per ottenere questo obiettivo, si utilizzino gli strumenti che lo stesso IO ci mette a disposizione. Non è un circolo vizioso? Non è questa una logica autoreferenziale che si giustifica per forza? Guardarsi dentro e guardarsi fuori è poi così diverso? Dato che tutto viene filtrato dal proprio IO?»