BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Mercoledì, 25 Novembre 2009 18:49

Sono nei guai: Luigi Giussani è mio padre

Scritto da  Bruno Vergani

 

Sono nei guai: Luigi Giussani è mio padre. Mentre il babbo biologico latitava, lui mi ha espanso il pensiero ed educato quando ingenuo mi formavo all’esistenza. Ora il suo corpo giace, all’interno di un fabbricato kitcsch d’acciaio e vetro, nel cimitero monumentale di Milano. Avevo chiuso formalmente con lui in modo netto e cruento quando era al massimo della gloria ed io al minimo, ma era tardi di lui ero ormai costituito ed ora alberga prigioniero dentro di me. Uomo strano mio padre, enigmatico, scomodo. Dicono che se il padre l’hai dentro le cellule hai una sola possibilità per liberarti di lui: farti venire un cancro. Emancipazione sconveniente: mentre fai fuori lui metaforicamente ti ammazzi tu materialmente. Però non c’è motivo per essere così drastici, parlano tutti bene di mio padre. Adriano Sofri nell’intravederne in lontananza la sagoma, lo ringrazia che sia esistito. Massimo Cacciari dopo averlo incontrato un paio di volte in tutta la sua esistenza, l’ultima ad una mostra di arte moderna, lo stima incondizionatamente. Faranno anche una film per la televisione con papà protagonista. Ho letto in un comunicato stampa dell’ospedale San Raffaele di Milano che mio padre, dopo esser stato lì curato, aveva manifestato personale riconoscenza regalando al nosocomio delle macchine sanitarie. Anch’io sono stato ben curato in un ospedale ecclesiastico, mi hanno tolto un calcolo dal rene sinistro. Se avessi avuto i denari non mi sarebbe dispiaciuto, invece di un modesto presente alla prosperosa caposala, elargire all’istituto una TAC nuova fiammante. Ma io lo avrei fatto altezzoso, volgare, novello Al Capone tronfio di pagare la cena a tutti. Meglio essere indigente se non sei distaccato da te stesso come lo era mio padre, che possedeva le cose in un modo diverso e viveva come non avesse niente pur avendo tutto. Chissà tecnicamente come sarà avvenuta la donazione del macchinario. Mio padre avrà firmato un assegno dal suo conto? No, non ce lo vedo. Non credo neppure disponesse di un conto personale. Avrà dato indicazione di attingere dai fondi della fraternità di CL sostenuti dal versamento degli iscritti, oppure dal conto dei Memores quello in cui versavo tutto il mio stipendio. Magari del mio salario di bidello, che guadagnavo pulendo la merda dei pargoli, è avanzato qualcosa nella cassa dei Memores e così anch’io senza saperlo ho pagato una minuta parte, una manopola, del mastodontico macchinario donato da papà al San Raffaele.

 

Mio padre che strano tipo, nel vederlo mi si ergeva l’istantaneo pensiero che l’Assoluto veniva nel tempo attraverso quella roca voce. Una volta gli ho portato dei sigari e lui nel prenderli mi disse: “Dobbiamo organizzare un pellegrinaggio a Lourdes di tutto il “Gruppo adulto”, così si chiamavano i Memores Domini, un nome giusto. Si, la Madonna. Il suo rapporto con il femminile, domanda sempre urgente ma nel contempo misteriosamente appagata, lo si sentiva guardandolo negli occhi che non soffriva per mancanze. Ricordo le sue incomprensibili esaltazioni, simpatiche frenesie, eccessi attorali che nell’ambiente ciellino contano numerosi e goffi tentativi di imitazione. Inopinate urgenze, traboccanti struggimenti. Il quotidiano vissuto con una misteriosa ansia, simile a chi chiede dov’è la toilette all’autogrill dopo otto ore di autostrada. Il suo intimo sistematico e impellente bisogno fisiologico mai sedato che severo indicava e supplicava. La voce roca era autorevole di per sé. Se avesse avuto una voce acuta? Davvero un grande mistero mio padre. Cosa c’era dietro? Cosa c’era dentro? Io non lo so se questa sua singolarità avesse a che fare con sue ombre non risolte o con Dio che si manifesta nel tempo. Una volta agli esercizi dei Memores, gente che abbraccia la dedizione totale a Dio, mio padre aveva detto che gli altri del movimento, quelli che si sposavano, servivano per produrre materiale umano. Ricordo bene: “Produttori di materiale umano”. Cosa vuol dire una affermazione del genere? “Materiale” al pari di un escremento? Così mi viene il dubbio che mio padre fosse un esaltato. Sono nei guai: legato indissolubilmente da una relazione vitale con uno che nella sua originalità elargiva messaggi così imprevedibili e diversi che non posso attribuirne un senso senza squalificarne un altro e nel contempo non mi è permesso eludere né commentare l'incongruità dei messaggi. Allora ho risposto con un salmo invece che cercar di comprendere e così m’era sembrato d’ aver trovato pace fino a quando ho letto sul Corriere una intervista a Don Luigi Verzé guida dell'ospedale San Raffaele, dove c’è la TAC con la manopola da me pagata, che parla di mio padre. “Sono stato grande amico di Giussani. L'ho curato per dieci anni, l'ho tenuto qui sino all'ultimo, gli portavo in camera Berlusconi. Si adoravano. Berlusconi si sedeva sul suo letto, si abbracciavano, si baciavano”. Padre dimmi che non è vero. Dimmi che sono equivoci per la senile memoria del narratore che come uno schiacciasassi continua : “Giussani aveva molte idee. Ora i suoi successori sono liberi di fare secondo la loro mentalità. Qui dentro però è San Raffaele; non è Cl. Facciamo come i gesuiti con i cappuccini: ognuno padrone a casa propria. Noi abbiamo una dottrina che non è quella di Cl. Facciamo scienza e cultura, grazie a un'università che è libera, non ecclesiastica. Odio che si adoperi Gesù Cristo per fare soldi”.Quell’attempato prete dice che mio padre ha molte idee e che i suoi figli sono dei ladri. Io ricordo che non aveva tante idee, come l’hanno i mediocri, ma un solo pensiero: Cristo. Don Verzé equivoca? O forse ignora il pensiero di Cristo, quello vero, quello giusto, quello corretto, quello che afferma che la Chiesa è una puttana ma è nostra madre. Che ci vuole nella Chiesa gente coraggiosa che non ha paura di sporcarsi le mani, che la morale coincide con la sequela all’autorità ecclesiastica non con l’onestà. Che occorre obbedire al Dio incarnato nella storia portando la Chiesa nella società con le sue contraddizioni, compromessi e disinvolti modi di fare, mica il comportarsi bene come fanno i boy scout. L’onestà nulla centra con la morale, il comportarsi bene è pensiero superficiale e violento dei senza Dio, quelli che ci condurranno nei GULag. E’ questo il pensiero di Cristo? Ho imparato bene papà?Sono pericolosi i santi del nostro tempo. Scappa se li incontri, scappa se sei giovane, scappa se sei ingenuo, scappa prima che ti sublimino l’adolescenza. Scappa se non è troppo tardi.Bruno Vergani

Ultima modifica il Venerdì, 28 Ottobre 2011 23:45

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