Forse l'uomo non ha un ‘Io’ assolutamente certo, identificabile e permanente. Il suo io non si sa dov’è, non si sa cos’è. Si sa che cambia rapido con i pensieri, con i sentimenti e gli umori e non è escluso che si commetta un errore profondo, quando ci consideriamo come se fossimo sempre l’unica e stessa persona. Similmente agli eteronimi di Pessoa ci vediamo continuamente differenti, sempre diversi da quello che eravamo un momento prima. Per non sparire, per non con-fonderci dobbiamo darci un nome che ci identifichi, che ci rassicuri, che ci definisca, che ci distingua da tutto il resto così da non annegare nel fluido magma dell’impersonalità. Un nome preciso, inequivocabile, per garantirci che ci siamo, per simulare che siamo persone uniche, irripetibili e forse eterne. Eterne? Se l'io non è un fatto oggettivamente e stabilmente osservabile, come possiamo personalizzare, come possiamo definire, come possiamo dare un nome ad un eventuale creatore, se tale precisa identità personale non possiamo darla neppure a noi stessi? Però per semplificare le cose è sicuramente concesso e forse opportuno dare un nome anche a Lui.Diamo un nome all’Assoluto e immaginiamolo creatore quel che basta per simulare una parvenza di figli, di essere importanti ed eterni. Inventiamoci un Dio antropomorfo che si rivela e, per cinque minuti di consolazione, riduciamo l’Assoluto ad un pronome personale così da poter interloquire con Lui come facciamo col nostro vicino di casa. Il panteismo (Dio è tutte le cose) è forse un approccio all’Assoluto meno comico. Così per placare l’inquietudine metafisica invece di adorare il Santissimo Sacramento e obbedire al Papa possiamo andare tutti al cinema a vedere Avatar, impeccabile apologia del panteismo, fede che rende Dio uguale alla Natura, e chiama l’umanità ad una comunione religiosa con il mondo naturale. Chiesa o Avatar in 3D? Non so cosa sarebbe più comico e incongruo per rispondere a ciò che siamo. Non credo più alla retorica, alla tecnica di rendere congrua una esistenza con i racconti. Meglio lavare i piatti in silenzio, osservare i gatti in silenzio, realizzare un erbario. Non per le cose in sé ma per quello che succede mentre le faccio. Succede che, se non penso, dal silenzio prende forma un messaggio. Non so chi lo invia e forse neppure chi lo riceve, non ricordo cosa dice ma è la notizia che più mi interessa. Bruno Vergani Herbarium Mediterraneum ©brunovergani