Consiglio, la lettura delle “Memorie di un ex monaco” prima di continuare. La sua vita è stata redenta dall'infelicità, grazie ad una persona che le ha parlato per cinque secondi. Avrebbe dovuto accorgersi che l'unico modo per guarire dalle sue fragilità, sarebbe stato riconoscerle. Dedizione completa ad una donna. Non è poi la stessa cosa? Pensare a quanta dedizione, a quanto tempo sprecato, a quanta quantità di sofferenze per un ex innamorato... Bella e senz'anima. Se la cosa è insostenibile non taccia, ma non la trasformi neppure in parodia. Il dramma è falso. La lirica è vera. Se la vita le è insostenibile, come appare tuttoggi, significa che non è ancora guarito... Detta la precedentemente boiata, possiamo esprimerle più chiaramente il nostro pensiero. Il pensiero nostro, cioè di quelle menti sane che hanno sicuramente riconosciuto il suo teorema. In pratica lei, uomo abietto e senza volontà, adolescente venticinquenne, si faceva massacrare gli occhi da un'idiota pieno di boria, perchè in un colloquio durato cinque secondi, avendo espresso il suo desiderio di "dedicare la vita a dio", un prete maleducato le ha risposto "fatti monaco". Terribile... Per farla breve, a parte il dramma che lei mette in scena su questo palcoscenico, il suo dramma non esiste. Lei non rappresenta l'unico caso tremendamente esistenziale, dove il protagonista della propria vita, per verificare la veridicità di un proprio desiderio, si mette (o viene messo) alla prova. Miti antichi, moderne fiabe, ci raccontano gli ostacoli (l'idiota borioso è il più patetico)che separano i due giocatori d'amore l'uno dall'altro. Ostacoli che servono proprio all'amore, che può esserci soltanto se esiste e che per esistere deve essere reale e che per essere reale...ecc. Per cui, lei, oggi, schiavo a cinquant'anni di quei cinque secondi, quello che deve chiedere a sè stesso e a quel pensiero sublime, che nella strana congiuntura trina del cristianesimo è il vocabolo di Uomo, Spirito ed Essere, e che secondo rivelazione sarebbe verità reale, non è certo la sua giovinezza (che le ha letteralmente ingurgitato una vita). Piuttosto la sua maturità. Lei è un coglione tuttoggi e tuttoggi non è ancora capace di ammetterlo. Per quanto riguarda il resto, essendo noi menti sane al contempo anticlericali fetenti, come la maggior parte dei cattolici, non possiamo darle retta. Spretati ed ex monaci, pretaglia dalla mente fragile, che chissà a quale altra propaganda avrà dato il compito di orchestrare i propri pensieri. Ovviamente il suo amaro, turpe, parodistico scritto traccia un'ampia parabola della sua palese ridicolaggine. E il peso imponderabile dell'idiozia umana diventa tangibile, reale (oso dire). Dunque redimibile. Almeno nel cristianesimo. Avendo concluso lo scritto, confermo il pregiudizio.Ovviamente la vita non è questa, il bisogno d'eternità non è così incombente, almeno non quanto altro, e dio non è così lontano. Materialmente ateo, cuore religiosissimo, verginalmente imposseduto dalla chiesa (più che altro dal suo corpo), posso esprimere liberamente il dissenso per il mio egoismo e appropriarmi del concetto d'appartenenza... in questo caso, alla corporeità ecclesiale. Semplicemente "monitorandola".Dunque si tratta di quale esperienza cristiana si ha intenzione di vivere. Certo è che l'esperienza monacale del cristianesimo è estrema. San Paolo e Don Giussani simili. Uomini. E non è detto che lo spirito santo agisca sempre e comunque.Forse posseduto da una visione personale. Bah. Mistica soggettiva o meno, non ho deciso, non ho scelto di fare il frate. Lei pensa come un memores dominii tutt'oggi, non ha mai smesso di esserlo. Ma prima di essere monaco dovrebbe essere cristiano: O'Connor, Chesterton, Lewis. Obbedienze meno serie, più giocose. Anche se per questo non meno dolorose, ma forse corrispondenti. Addio.
Rispondo a "Manfredi"
Il suo intervento, in tre puntate, è nel metodo una boutade: arriva, legge il racconto "Memorie di un ex monaco" come se esaminasse una cartella clinica; equivoca l'Autore col protagonista della storia; lo giudica impostore, diagnostica una malattia cronica, prescrive O'Connor, Chesterton e Lewis, perché convinto che il veleno in diluizioni omeopatiche fa bene poi, come in un film di Sergio Leone, sparisce, anonimo, in un addio.Ansia apologetica la costringe, malgrado l'intermittente lucidità di pensiero, a confusione di giudizio anche nel merito delle "Memorie" che interpreta "espressione di palese ridicolaggine personale" e nel contempo di "Miti antichi" collettivi; che giudica scritte da "una mente fragile alla quale non dare retta" mentre si attarda nottetempo a leggerle per rispondere con urgenza all'aurora; faccia un po' lei. La notte serve per dormire, sognare è cosa seria, nel frattempo se proprio non riesce a riposare confidi meno negli aggettivi e anche negli avverbi, anche il figurativo va usato con parsimonia; servono a poco nel dire e nel comprendere, ancor meno nel vivere: se il protagonista è "un coglione" ne consegue che "il Vecchio", oltre ad essere tossico come lei ha diagnosticato è pure ciarlatano, ma quella della complicità di coglionazzi che ingannano coglioncelli è la storia di Vanna Marchi, non questa; altri personaggi, altro stile, Anche con i verbi bisogna andarci piano. Il massimo sarebbe omettere anche i sostantivi, ma forse chiedo troppo a lei e a me.