Da tanti anni raccolgo piante e le trasformo. Estraggo i principi attivi, li concentro; i fiori diventano gocce, le foglie capsule, le radici compresse, così i miei amici clienti le ingurgitano agilmente. Nel chiedermi i prodotti i clienti gli cambiano il nome: la Pilosella diventa “pisosella”, il Ginko biloba si trasforma in “Ginko bilboa”, il Capsico vira in “caspico”, l’Eucalipto deraglia in “calipso”, la lecitina di soia in “sollecitina di soia” i primi anni d’attività li correggevo, adesso li chiamo anch’io così. Gli erboristi preparatori sono una razza in via d’estinzione perché oramai i prodotti sono realizzati dall’industria, così gli erboristi diventano negozianti che rivendono quello che acquistano. Ho rifiutato di limitarmi a commercializzare, perché raccogliere e trasformare le piante mi piace, anche se talvolta il lavoro è appesantito dalla burocrazia, da normative asfittiche. Non do le erbe a tutti, se la faccia del cliente non mi piace dico che non ho nulla per lui. Talvolta nei giorni di scirocco a qualcuno non faccio pagare i prodotti, ho imparato da Geppino un dentista della provincia di Bari che mi aveva aggiustato un premolare a gratis, così, senza motivo.