Astuzia strategica
Se fossimo capaci sorprenderemmo con strategia astuta porgendo l’altra guancia, lasciando anche il mantello a chi vuol portarci via la tunica, percorrendo con diabolico piacere due chilometri se ci costringono a farne uno. E chi lo ferma uno scaltro così? Più lo ostacoli più lo promuovi, più lo denigri più lo esalti, più lo depredi più incrementi il suo potenziale bellico.
Zappa metafisica
Finalmente il momento giusto per leggersi tutto Il Capitale o per scrivere un libro, invece anche se il tempo abbonda una misteriosa inibizione, forse biologica, impedisce che l’intenzione divenga atto. Può darsi che sia lo stato di coercizione a non favorire l’iniziativa, oppure è il pensiero che rode per quelli che sono messi peggio a consumarci l’energia, o forse è lo stato di provvisorietà che attende conclusione in un limbo d'incantesimo paralizzante.
Per venirne fuori occorre entrare in un altro regno, zappare le fave (per chi può) è un buon modo per entrarci.
Post teismo
Un buon modo per rivalutare aspetti del mito d’Iddio persona, è quello di frequentare un gruppo post teista impegnato a spaccargli la faccia, rompendola così anche agli esseri umani ai quali il mito è connaturato. Asfaltati i connotati del suo volto rimarrà il mistero dell’essere, mistero post teistico quanto post umano, indicibile perché vuoto. Nel deserto ottenuto ecco il desiderio di amore con i propri simili che smitizzato prende petulante forma volontaristica-precettistica, reattiva, strabica.
Proficuo è il superamento ragionato delle dottrine confessionali, ma zeppo di insidie è l’ideologico post teismo.
Insomma Dio
Nell’osservare nello stagno il fior di loto ripartire vidi che era cosa buona. E fu sera e fu mattina. Anche senza questo delirare, un'occhiata al geranio sul balcone può portarci in migliore paradigma.
Scenari
Anche l’orizzonte più distante limita e circoscrive lo spaziare della visione, per vedere cosa c’è dietro forse utile un chiostro.
Risveglio
Verosimilmente già prima di nascere e anche dopo morti e di sicuro ogni notte nel sonno profondo, rifuggiamo la razionalità sospendendo il pensare per sprofondare nell’indicibile essenza del mistero dell’essere. Giunto il giorno, nel poco tempo di veglia e di vita che ci rimangono, forse meglio dedicarci ad altro.
Parola di Dio, parola di uomo
In un certo senso il teismo[1] è una forma (fortemente) romanzata, a tratti fumettistica, del deismo[2], così sotto certi aspetti il deismo è una narrazione interpretativa del naturalismo[3] e va bene così: in fondo anche il naturalismo non progredirebbe se si limitasse a una sistematica smitizzazione del mondo, stilando una cronaca dell’esistente incapace di elaborare storie -sperimentalità speculativa- da verificare.
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1 Riconoscere Iddio persona, creatore che si rivela al mondo e lo governa remunerando meriti e demeriti in un’altra vita.
2 L’umana razionalità che coglie la divinità -entità perlopiù indifferente alla sorte degli uomini- nell’immanente ordinamento dell’universo naturale.
3 Inteso grossolanamente come primato della natura causa di sé medesima e della scienza.
La fava
Se già una semplice fava contiene, ereditato, il perpetuo processo di inizio-svolgimento-conclusione-riinizio, ne abbiamo di ragioni per non considerarci segmenti mortali.
Parafrasi
“Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi”,
si può parafrasare così:
“Facile scorgere opportunità di cambiamenti positivi generati dalle disgrazie (che succedono agli altri)”.
Homo faber
L’aver inventato passatempi potrebbe essere indizio che l’esserci, di per sé nella sua nettezza, procuri malessere come se contenesse qualcosa di traumatico e di doloroso scoraggiante un faccia a faccia ravvicinato. In tal caso il suicidio sarebbe una risposta più razionale e efficace di una partita a briscola. Più plausibile che siamo naturalmente costituiti per programmare, operare, realizzare (tutta roba che si può fare anche seduti sul divano) e se non esercitiamo questo moto che ci soddisfa compensiamo con surrogati.