Non mi piace identificare le persone con il gruppo di appartenenza. Credevo non esistessero i “ciellini”, piuttosto Marco, Antonio, Marisa... con le loro facce, percorsi, umanità. Mi son dovuto ricredere. Le “Memorie di un ex monaco” scritto autobiografico pubblicato in questo blog, piccolo tassello del mio variegato percorso esistenziale, ha procurato reazioni di persone che mi scrivono nell’anonimato senza esporsi nel blog: i “ciellini”. Solo uno, tra tanti, ha letto con interesse e mi ha raccontato della sua vita così siamo diventati amici. Per il resto poco confronto ma il perentorio giudizio: tu sei infelice perché andandotene dai Memores hai rifiutato la verità, riconosci il tuo errore e torna all’ovile. Sulla difensiva sembra ripetano parole di altri. Non spontanei. Prevedibili. Noiosi. Ideologici. Tristi. Mi sarebbe interessato il loro percorso umano, che invece appare asettico, scontato: basta salire sul carrozzone della corporazione ecclesiastica e rimanerci sopra. Così, in questo omettersi personalmente in una forzata apologia del gruppo, in questo misurare le parole per non discostarsi dalle indicazioni avute dai superiori, anestetizzano e banalizzano proprio ciò che vorrebbero difendere. Equivocano slealmente la mia urgenza esistenziale con un tormento infernale per aver preso le distanze da CL. Posizione miope, disonesta. La drammaticità del percepire nell'intimo un istinto d'eternità pur sapendo che dovrò morire dipende dall’essere nato, dall’esistere senza averlo chiesto. E’ domanda fondamentale che richiama Leopardi, Pessoa, Schopenhauer, urgenza per tutti gli uomini consapevoli dell’evidenza che fatti non sono “a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. E’ la domanda per cui molti abbracciano la fede, ma la risposta che ho incontrato nei Memores si è per me rivelata incongrua, goffa, talvolta comica anche se si ride a denti stretti perché nell’ovile, di tanto in tanto, sgozzano un qualche capro per il rafforzamento dell’organizzazione.
E’ plausibile che i “ciellini” che giudicano ieratici la mia storia ignorino cosa sia l’obbedienza nei Memores. Saliti con me sul carrozzone di Mammasantissima mentre loro passeggiavano di carrozza in carrozza, io ingenuo mi sono invece seduto al posto assegnatomi dal capotreno don Giussani, ma ho rapido avvertito un mal di pancia presumibilmente procuratomi da chi mi stava seduto vicino. In forza dell’evidenza che Cristo ha comunque ragione mantengo la posizione, ma la carrozza viene inaspettatamente adibita a cella per il trasporto di detenuti. Resisto ancora ma mi accorgo che il vagone è diventato un carro funebre, così d’istinto scendo dal treno. Peccato. Oggi i giussanologi mi informano che la carrozza contigua alla mia era probabilmente quella giusta per me, bastava che invece di andarmene avessi chiesto al capotreno, indifferente a tutto quello che mi aveva indicato fino a quel momento, cosa dovessi fare “che una soluzione l’avrebbe trovata”. Forse i tempi sono cambiati, ma ricordo che Don Giussani non era mica un Berlusconi che con nonchalance si rimangia ogni mezz’ora la minestra che vomita. La mia uscita netta e cruenta è stata indubbiamente più onesta e rispettosa per tutti.
Il giudizio che mi comunicano riguardo ai fuoriusciti dal gruppo monastico è comica. Superstiziosa. Sembra credano alle minacce dei parroci della bassa padana che, negli anni cinquanta, assicuravano completa cecità a seguito della masturbazione, così gli risulta assolutamente certo che i fuoriusciti dai Memores “si spengano dal punto di vista umano”. Quanto comunicano con i loro interventi stereotipati testimonia proprio il contrario. Al riguardo non sto ad ostentare il mio curriculum intimo e sociale pre e post Memores, già mi sono attardato in miei scritti sull’argomento. Conosco l’ambiente. Non dubito pregiudizialmente della buona fede di chi obbedisce e anche di chi conduce, rispetto i percorsi, ma chiedo a chi ha responsabilità come possa riuscire a dormire serenamente la notte, quando di giorno insegna e garantisce che Iddio si manifesta ai subalterni attraverso di lui. E’ davvero un grande mistero, non è escluso che Dio esista per davvero e in qualche modo, a me ignoto, li anestetizzi dalla consapevolezza dei danni che procurano. Vittima del mio temperamento conciliante lascio nella penna reazioni viscerali per tentare un confronto costruttivo, ma l’esperienza sul campo mi da torto. E’ il momento dell’indignazione. Bruno Vergani