Imperversa un laicismo che emula il clericalismo più minaccioso. Reattivo nel metodo: segue assiduamente la cronaca vaticana così, appena può, parla male del Papa; se gli togli la Chiesa cattolica non ha più niente da dire.Superficiale nel merito: è incapace di approfondimento e confronto perché ritiene di possedere la verità in modo assoluto e definitivo.Ambiguo nei toni: mancante di pensiero profondo non propone ma reagisce, così comunica un odio sistematico per la Chiesa segno di perverso attaccamento ad essa.Ma la responsabilità più grave di un certo laicismo è l’incapacità di emanciparsi da un pensiero debole, programmato, superficiale, ideologico e dogmatico che gli impedisce di affrontare le urgenze di significato che l’umano vivere e morire esige. Indifferente ad affrontare attraverso la ragione le cose della fede produce quel nichilismo e quel vuoto che permette e giustifica l’invadenza delle confessioni religiose che vorrebbe combattere; più il nichilismo è sfacciato e più si necessita di salvatori e così la Chiesa cattolica assume senso, giustificazione e dignità proprio perché occupa quegli spazi che il mondo laico lascia deserti.Chi va via perde il posto all’osteria... Così la Chiesa cattolica diventa prepotentemente l’unica abitatrice legittima di questi campi e spazi lasciati vuoti, ma i prepotenti esistono perché c’è chi glie lo permette. I temi sono di una importanza tale che è richiesto da parte di tutti un percorso umano profondo, un lavoro intellettuale estremo, arduo e faticoso. Soffermarsi solo sugli scandali dei preti pedofili e su quanto la Chiesa Cattolica costi economicamente allo Stato è più semplice, ma alla fine poco serve questo pigolare.Eccezione che conferma la regola sono certi filosofi contemporanei, razza purtroppo in via d’estinzione almeno nel nostro vivere quotidiano, ancora capaci di laicità quella seria: spregiudicatezza, perseguimento delle idee per il loro intrinseco valore, ricerca onesta, dolorosa e drammatica del significato dell’essere, del vivere e del morire.