Come impiega l’esistenza chi crede d’aver trovato la verità ultima in modo definitivo e assoluto? Fa l’inculcatore.Le madri e anche i padri conoscono che la conoscenza è soggetta ad errori, a parzialità e i maestri sono consapevoli che non esiste una realtà in sé ma interpretazione soggettiva, così padri e maestri analizzano la loro conoscenza-interpretazione in una costante conoscenza della conoscenza, che i filosofi chiamano epistemologia.Maieutici in spontaneità padri e maestri non intendono inculcare; gli accade che nel vivere onestamente il loro percorso di persone diventano inconsapevoli educatori di chi incontrano: li liberano e fanno venire alla luce tesori nascosti.L’inculcatore è altra cosa; non padre e mai maestro, presume di conoscere tutto, sa cos’è la realtà e anche la verità, così il suo scopo ossessivo, il suo progetto sistematico, è la formazione integrale degli altri. Di tutti gli altri.La logica suggerisce che siccome sa tutto in modo integrale e indiscutibile dovrebbe fare l’eremita, invece per dovere morale l’inculcatore, nella sua infinita misericordia, rimane con noi per plasmarci. Non chiediamo i suoi insegnamenti ma lui li elargisce lo stesso: aspetta il buio e incul(c)a, penetra l’educando, gli si imprime nella mente e nell’animo.L’inculcatore lo trovi nelle scuole e anche nelle chiese ed è sempre, in vari gradi, un pericolo sociale. Si rischia poco quando è esigente e severo, molto quando ama perché diventa sadico. Se l’inculcatore è specializzato in qualche campo e dichiara la sua professione è innocuo, talvolta utile come l’educatore cinofilo, se invece si proclama inculcatore senza dirci in cosa rimane soggetto altamente pericoloso e non solo per i bambini.