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Domenica, 21 Giugno 2020 15:59

Torre eburnea

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A chi le piante piacciono assai potrebbe non gradire la frecciata che Costanzo Preve, filosofo di ispirazione marxiana ed hegeliana, faceva nella sua storia della filosofia all’ultimo Jean-Jacques Rousseau, che dopo aver combattuto valorosamente ineguaglianze e ingiustizie sociali, era poi finito in giardino a contemplare piante selvatiche invece di fare la rivoluzione. Un posto facile il giardino, nessuno parla e non ci sono nemici.

Anche Jung, seppure in seguito interessato alle piante addirittura in prospettiva alchemica, osservava che una particolare passione per le piante potrebbe essere indizio di una strategia introversa, che distogliendo per timidezza, timore, o orgoglio, la libido dai suoi simili fa sì che si convogli nell’inconscio, dove ritorna a lui in forme arcaiche e infantili, talora producendo nevrosi.

In effetti non possiamo escludere che un bel puttaniere estroverso sia più sano di un botanofilo introverso, immobile eremita sulla cima di una torre eburnea al centro di un hortus conclusus; giardino recintato al mondo. Ma anche l’estroverso ha i suoi seri problemi, tutto preso nel seguire le cronache del mondo potrebbe disperdersi in esse; misera signoria quella che ha continuamente bisogno dell’oggetto per riconoscersi soggetto. Ognuno ha le sue strategie e il suo carattere e va bene così a patto che non si esageri. L’introverso deve un po’ combattere le sue tendenze aprendosi all’altro e l’estroverso lavorare per individuarsi. Ognuno ha da imparare dall’altro tipo più che da litigare.

Ultima modifica il Martedì, 23 Giugno 2020 23:35
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