Nel sogno di stanotte sono ripiombato adolescente, un brutto posto. Imprigionato nell’incantesimo di un’abnorme amplificazione distorta della realtà dove le donne erano dee indispensabili ma irraggiungibili. Un surriscaldamento della personale sensibilità dove la semplice amicizia diventava imperativa necessità vitale, al punto da mendicarla, mentre una vaga idea di Dio mal compensava l’esigenza vitale di voler esserci anch’io. Necessità assoluta dell’accettazione e stima dell’altro che oggi vedo teoria erronea, contraffazione della realtà, ma che lì sembrava tanto vera e potente da fagocitarmi.
Faccenda passata, faccenda diffusa seppur con differenti intensità individuali. La chiamano necessità d’amore, parola ambigua “amore” che oggi perlopiù non dico. Però che strano: i primi dieci anni dediti all’impantanarsi e i restanti per venirne fuori. In fin dei conti più comico che strano.
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Frammenti Autobiografici