BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Martedì, 05 Febbraio 2019 18:25

Pessimismi

Riecco lo zafferano selvatico che spunta vicino al cipresso.

Ce ne vuole di inutile fatica per riuscire a tenergli il broncio. Ma guarda un po'... Non pensavo che i pessimismi cosmici contenessero una nota di humour.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Sabato, 02 Febbraio 2019 11:37

Ermeneutica quotidiana

Leggendo la lista della spesa, l’indicazione stradale, la notizia di cronaca o storica, apprendiamo; immagazzinamento detto erudizione. Invece quando recepiamo il pensiero in atto, di altri e nostro, interpretiamo. Di solito non ci si fa caso ma tale comprendere, a differenza dell’apprendere, implica quote di interpretazione.

In un certo senso la vita umana è un processo ermeneutico costante con se stessi e gli altri, dove travisiamo perché mal interpretiamo, oppure sappiamo riordinare e cogliere la realtà del detto e scritto, anche se confuso, dissimulato o mal espresso.

Va da sé che l’interpretare stimolerà nuovi pensieri oltre a ciò che si voleva comprendere, va da sé che non ci sarà spazio per paralizzanti “non ho capito”, perché l’elaborazione attivata dall’interpretazione sarà sempre e comunque possibile.

Pubblicato in Filosofia di strada
Giovedì, 31 Gennaio 2019 12:10

Iconologia

Partiamo da, tendiamo a, ostacolati da, e attraverso peripezie raggiungiamo finalmente meta. Questa è la storia di ognuno, questa è, dunque, la struttura narrativa universale al netto di qualche modesta variazione sul tema e notevole valore stilistico nell'esprimerla.

Osservando le rappresentazioni sacre, da quelle dei maestri dell’arte alle immaginette dozzinali, è agevole vederle come fotogrammi che illustrano uno specifico, canonico, passaggio tra quelli suesposti.

Mutano sì i tempi, i luoghi e i personaggi, ma la storia è sempre quella e così deve rimanere e ripetersi, sennò non ci piace più.

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Sotto quattro esempi plastici.

 

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Scena finale Gran Torino

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Pubblicato in Sacro&Profano
Mercoledì, 30 Gennaio 2019 15:54

Dionisiaco?

Ce ne sono centinaia di migliaia e di tutti i tipi, eppure una foglia è sempre una foglia e una radice è una radice. Anche noi imitando la natura ottemperiamo standard, ideando e costruendo trapani e automobili di numerosi e differenti modelli, ma tutti bucano e ti portano da qua a là, se non lo fanno sono un’altra cosa che obbedirà necessariamente ad altri codici determinati e funzioni conseguenti.

Costituiti per ottemperare norme non abbiamo il potere (e manco la necessità) di implementare il caos assoluto che rimane libertà di un qualche dio. Ci avevano provato i dadaisti a emanciparsi dal funzionamento generale ma con scarsi risultati: anche la stravaganza più estrema se non è libera da intenzione è, necessariamente, attuazione di codici, strambi ma pur sempre codici con relate funzioni.

Siamo fatti per adempiere.

Pubblicato in Filosofia di strada
Domenica, 27 Gennaio 2019 13:07

Iperbolicità

Nella riflessione teoretica occidentale il concetto dell’io è stato elaborato anche con esiti iperbolici. Proprio com’è accaduto per Dio, l’io è stato talora esaltato a creatore della realtà oppure sminuito fino al punto da giudicarlo una entità inesistente, un mero agglomerato di estemporanee percezioni sprovvisto di un nucleo stabile.

Sulla prima concezione di un io (personale o universale) che fa il mondo lascio il giudizio al lettore, sulla seconda che afferma l’inconsistenza ontologica dell’io, annoto che se interpretata letteralmente e portata fino alle estreme conseguenze, il comandamento morale del non uccidere -olocausti inclusi- perderebbe qualsiasi significato, visto che è impossibile accoppare nessuno.

Bislacco l'impegno teoretico se poggia sulla morale al punto da diventare un tutt’uno con essa, ma un minimo di permeabilità va forse mantenuta, non tanto per essere più buoni ma per non prendere cantonate.

Pubblicato in Filosofia di strada
Venerdì, 25 Gennaio 2019 17:29

Acrobazie

C’è il livello basic dell’adolescente che ascolta musica nell’Ipod mentre digita un messaggio mangiando. C’è il livello più avanzato del cameriere che porta con la mano destra cinque piatti e con l'altra tre boccali di birra, mentre cammina veloce parlando al telefono che tiene fra guancia e spalla.

Ai vertici della classifica Napoleone Bonaparte che dettava ai suoi segretari numerose e differenti lettere contemporaneamente.

Vincitore assoluto Kant, quando nella Critica della ragion pura critica la ragione con la ragione stessa, procedimento più arduo che guardarsi nell’occhio. Beninteso, senza specchio.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Giovedì, 24 Gennaio 2019 18:17

Simultaneità

«Penso dunque sono», è formula che ci incorona soggetti, ma manco il tempo di esaltarci per la corona in testa e sopraggiunge la questione:

cosa penso e dunque sono?

E la corona di sovrano coincise col rinvio a giudizio dell’imputato, simultaneità necessaria chiamata libertà.

Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Mercoledì, 23 Gennaio 2019 14:34

Breve invito ai piaceri extraconiugali

Vuoi mettere il godere del pensiero di San Giovanni della Croce da ateo o il penetrare da cristiano quello di Eraclito, rispetto a frequentare tiritere fedeli alla propria linea?

Pubblicato in Sacro&Profano
Domenica, 20 Gennaio 2019 11:40

A che pro?

Dall’ancestrale arte rupestre all’iperrealismo odierno gli artisti hanno sempre rappresentato il reale, senza rimuginare ad opera conclusa:

« A che pro? Era meglio l’originale. »

Non solo perché l’artefatto esprime la libertà di scegliere uno specifico pezzo di mondo e il rifarlo di conoscerlo molto meglio rispetto al guardarlo, ma perché quel rifacimento esprime un oltre di senso, quasi che quella materia elaborata e riprodotta possa finalmente dire: « So d’esserci » come se liberata da un incantesimo.

 


Pubblicato in Pensieri Improvvisi
Sabato, 19 Gennaio 2019 10:13

Strutture

Ammessa ma non concessa l’assurdità dell’universo naturale, la circostanza che una sua parte (Homo sapiens):

1 s’intrattenga ritagliando dal tutto indifferenziato delle parti;
2 alle quali conferisce degli attributi;
3 assemblandole così da immaginarsi una storia (per lui ) sensata;
4 abituandosi a tale invenzione fino a farla struttura (per lui) valida;
5 così da ripeterla poggiandosi sopra[1]

è processo che conferma l’assurdità dell’universo e insieme evento che la confuta, ed è proprio la naturale possibilità di implementare questo inventivo e immaginante arbitrio -che c'è invece di non esserci, che accade invece di non accadere- che la inficia alla radice.

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1 Gli eredi degli autori si stravaccano sopra perlopiù dimentichi del processo che ha prodotto la struttura, l'antropologia culturale la dipana e analizza.

Pubblicato in Filosofia di strada

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