Rudolf Steiner affermava che a ventuno anni la persona è completamente formata e definita. Avevo più o meno venticinque anni quando frequentavo Steiner e l’antroposofia e quella teoria, che mi precludeva ulteriori possibilità di crescita, non mi aveva convinto. Consideravo che verso i vent'anni ossa, muscoli e neuroni, interrompevano sì lo sviluppo per iniziare una lentissima agonia, ma "Io" no.
Negli anni a seguire quella ipotesi mi girava intorno e nell’osservare una mia foto di quando avevo venti anni (non è quella pubblicata, quello è un altro) mi ci ritrovavo appieno anche se ero invecchiato, scorgendoci dentro il nucleo autentico della mia natura. E' anche capitato che nell’incontrare un qualche giovane talvolta lo marchiavo con un: «permarrà così» nel suo porsi nel mondo. Probabilmente più erudito, forse più saggio, o più stanco oppure deluso, ma lo stile sarà quello.
Inique le fotografie di ventenni se sentenziano ben riusciti e malriusciti a vita, eppure incontravo indizi a conferma della teoria a iniziare dai registi che danno quasi sempre il meglio nei primi film e poi i poeti e i filosofi e gli scienziati che esprimono, seppur in nuce, tutta la personale potenza nelle opere giovanili.
Ieri sera nello sfogliare i Saggi di Montaigne - Libro I, Capitolo LVII « Dell’Età » - incontro un modo di dire della Francia del 500: « Se la spina non punge quando nasce, è difficile che punga mai. ». E Montaigne mica lo contesta, anzi lo esalta spietato:
« Quanto a me, penso che a vent’anni i nostri animi si siano ormai sviluppati quanto devono esserlo, e promettano quanto potranno. Mai un animo che non abbia dato a quell’età testimonianza ben evidente della sua forza, ne dètte la prova in seguito. Le qualità e le virtù naturali mostrano entro quel termine, o mai, quello che hanno di vigoroso e di bello. »
Termine perentorio definito da casualità, da vocazione, da libertà, da DNA, o da un mix dei quattro?
Non mi preoccupo, ormai l’ho oltrepassato.