Improbabile incontrare insegnanti di matematica o di termodinamica affetti da ansia educativa, loro non cercano proseliti, non intendono divulgare teorie all’umanità, non chiedono atti di fede. Democraticamente apprezzano suggerimenti e varianti ai loro enunciati anche se contestano gli assiomi da loro proposti, si sa i forti non hanno bisogno di gridare. La disciplina che tali educatori insegnano sta in piedi da sola: quando l’allievo sbaglia i numeri i conti non torneranno e se mal progetta l’impianto termodinamico non lo vedrà funzionare. Tutto sommato questi educatori non si affidano a loro stessi e neppure ad allievi o scuole, ma “a un legame sociale diffuso ed epistemico, cioè autonomamente regolamentato dai criteri della logica congetturale: la fecondità, prima di tutto.”1Forte e tranquillo anche l’educatore in materie umanistiche capace “di insegnare la propria disciplina e favorire il senso critico degli alunni, sino al punto da stimolarli a dissentire dalle sue stesse opinioni”2, trattasi nella fattispecie di passione educativa.Per ultima incontriamo la categoria di educatori più nervosa, quella degli ortodossi in verità dogmatiche, razza in via d’estinzione nelle ideologie contemporanee, ma in aumento nella Chiesa cattolica italiana, anche grazie al sostegno dall’attuale governo. Educatori chiusi alle altre teorie, indifferenti alla formazione ma desiderosi di conformazione, non ammettono varianti a se stessi e alla loro dottrina. La categoria è agilmente riconoscibile per l’ostentata ossessione educativa, espressa in tutte le forme immaginabili: priorità educativa, urgenza educativa, ansia educativa; nelle varianti belliche difesa educativa e anche missione educativa.Singolare l’autocontraddizione: se esistesse davvero una verità assoluta, universale, integrale, immodificabile ed unica, sarebbe evidentemente costitutiva non educativa; non avrebbe necessità alcuna d’essere propagandata, inculcata e neppure difesa perché s’imporrebbe per forza propria. La ricorrente fissazione educativa cattolica esprime esattamente l’opposto della verità definitiva e universale che intende comunicare e testimoniare, da prova invece dell’inconsistenza dell’oggetto enunciato.1 Antonello Sciacchitano, “Tu puoi sapere, se ignori quel che sai”2 Augusto Cavadi, “A scuola si può fare politica? Risposta al ministro Gelmini” “Centonove”