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Caro Germano,
in effetti “Dio è in tutte le cose” è una concezione un po’ attinente a un laboratorio di chimica analitica, dove Dio è ridotto a una sorta di essenza onnipervadente della realtà, se oltre a limitarsi ad essere rintanato dappertutto, lo stia per fargli girare gli elettroni dentro così da far essere le cose, sarebbe ancora peggio (acosmismo). "Tutto è in Dio" è tutt’altra e migliore definizione. Mi hai fatto considerare che "indeterminazione" è un modo migliore di dire “mistero”, che è un termine a volte insidioso perché ambiguo, mentre il termine indeterminazione suggerisce un continuo operare, necessariamente inafferrabile perché moto vivo mai fermo -“Il Padre mio opera sempre e anch'io opero”- ed evita, a differenza del lemma mistero (specialmente se con la maiuscola), l’equivoco di cadere in spiritualismi magico-misterici.