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Il massimo della trascendenza si ha, a mio parere, con il massimo dell'immanenza. Abbasso Platone! che, attraverso Plotino, ha corrotto ulteriormente Agostino di Ippona, proprio quando pensava di aver trovato la strada giusta!, consegnando l'Occidente a nevrosi inenarrabili.
Abbiamo una sola realtà, questa, e mille fantasie su ciò che essa nasconde o cui rimanda. Eppure ... eppure ... non possiamo che immaginare, descrivere, cantare, danzare, dipingere le nostre speranze dando corpo alla trascendenza, che, senza il nostro affaticarci, non avrebbe alcun senso. La realtà è/sono le nostre speranze su di essa. Quel quadro è una danza che dà ritmo e colore alla trascendenza, altrimenti mortalmente ferma e spenta.
Perché "copia della copia"? Perché dare come più vicina al reale la rappresentazione fisiologicamente elaborata che attraverso gli occhi il cervello crea? Un cane o un'ape vedono quel paesaggio in modi completamente diversi. Siamo sicuri che la percezione sensoriale abbia una corrispondenza maggiore con "la cosa in sé" rispetto alla sua ulteriore rappresentazione artistica?