Segnala il commento come inappropriato

Bellissimo ed elegantissimo il commento di Bruno Vergani ! Mi permetto di aggiungere un argomento meramente meccanicistico, che nulla toglie alla riflessione profonda, per costituire, semmai, un punto di partenza, dal quale non possiamo che apprezzare lo sviluppo del pensiero sulla morte. Ebbene, esiste un’equazione, la più terribile di tutte, anche se a molti non piace.
La dobbiamo al matematico prussiano Rudolf Julius Emmanuel Clasius. Alcuni l'hanno definita l'equazione della morte, altri dell'entropia o del disordine dell'universo. Viene dalla termodinamica ed in verità è una disequazione e non conduce né a grandi invenzioni, né ad avvenimenti di rilevanza storica, ma ad una conclusione allarmante: contrariamente alla convinzione generale, l'essere vivi è un fatto veramente innaturale, qualsiasi forma di vita esiste, nonostante la più fondamentale legge dell'universo, non in conformità ad essa.
In poche parole, nei processi di cambiamento della materia, il calore che si disperde nell'universo è maggiore (assai) di quello utilizzato per produrre energia ed il processo non è reversibile. Il fuoco riscalda l'acqua fredda ma l'acqua calda raffreddandosi, non surriscalderà il fuoco. Questo ci porta inevitabilmente a concludere in termini sia filosofici che scientifici che come la vita tende alla morte, l'universo, in termini assoluti, invecchia in modo inesorabile da non potere tornare indietro. ΔSuniverso > 0
la variazione finale dell'entropia complessiva dell'universo è sempre maggiore di zero.
Ma torniamo alla filosofia! Se la tendenza dell'universo è quella di sprecare tutto il suo calore per raggiungere uno stato di quiete, la vita è un'anomalia. Ma è un incidente temporaneo nel percorso verso la morte o la prova che qualcosa può turbare le leggi scientifiche dell'universo che conosciamo?