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Ho letto il libro di Fusaro (una sola volta per ora ma un libro per capirlo bene va letto sempre due volte) e secondo me i suoi riferimenti al cristianesimo come «freno» all’illimitatezza del capitalismo postmoderno sono condivisibili. Anzitutto Fusaro evidenzia una caratteristica del capitalismo odierno, non una caratteristica del capitalismo di sempre, e si tratta della logica della dismisura, del rifiuto del limite e, attenzione, di ogni tipo di limite. È evidente che un certo insieme di valori cristiani (seppur intrisi di bigottismo e perbenismo) costituivano nella borghesia capitalista pre-sessantotto, almeno una coscienza infelice, un ostacolo. Spazzando via anche quel seppur criticabile armamentario che potremmo definire «perbenismo borghese» la cultura dell’eccesso, della disinibizione totale, trova il suo correlato in un capitalismo dove tutto è merce, e nulla puo’ esser freno. Un compimento totale. Fusaro cerca appunto di andare oltre la banale identità borghesia/capitalismo per capire invece il capitalismo nel suo ultimo superamento e compimento. Hegeliano, mai banale, Fusaro è un filosofo di tale valore che probabilmente non verrà capito del tutto da chi ragiona su schemi troppo comodi di pensiero. Mi scuso per la lunghezza e complimenti per il bel blog.