Segnala il commento come inappropriato
“ In questi giorni la cronaca giudiziaria si occupa, ancora, di appartenenti a Comunione e Liberazione coinvolti in presunti reati di corruzione. Nell'apprendere la notizia ci si chiede, ancora, come e perché possano esistere individui che, nell’intento di conformarsi al Vangelo, ignorino e calpestino le regole sociali per fini egoistici.
In parte risponde la contiguità teologica di don Giussani al fondamento della giustificazione protestante, che interpreta CL compagnia umana prescelta da Dio, che pur nella storia la trascende e giudica non per irreprensibile morale personale, ma per ontologica ineffabile vigoria infusa dall'"Alto"; imputazione di giustizia grazie ai meriti di Cristo e al Lui appartenere, indipendentemente dall’operato del soggetto.
Un filone di indagine, forse più fecondo del mero riscontrare l’individuale avidità di qualche ciellino, potrebbe, dunque, svilupparsi analizzando fatti remoti, quelli del sedicesimo secolo che hanno visto, e vedono ancora, dibattere cattolici e protestanti riguardo la giustificazione personale.
La teologia protestante vede giustificato il fedele per la grazia a lui imputata dai meriti di Cristo attraverso la fede personale; sola fide indipendentemente dall’operato del fedele. Tale concezione dovrebbe favorire disinvoltura morale nei paesi protestanti, invece l’immoralità è smentita se non dalla storia, almeno dalla cronaca che rendiconta i paesi protestanti tra i meno corrotti al mondo.
La teologia cattolica invece, pur indicando la grazia divina a giustificazione del soggetto, non vede imputazione diretta di grazia ma infusione di grazia: il cattolico, oltre alla fede, deve metterci “del suo” per essere giustificato dalla grazia di Cristo: una tazza tenuta aperta dal comportamento giusto del fedele, adeguato e congruo a accogliere in lui il versamento dall'alto della grazia salvifica. Tale concezione più responsabilizzante dovrebbe limitare l’immoralità nei paesi cattolici, eppure la cronaca li include tra i paesi più corrotti.
I conti non tornano e la comprensione del fenomeno appare complicata. Probabilmente tra i motivi di una certa disinvolta immoralità cattolica sarebbe da includere il sacramento della penitenza, che bandito dal protestantesimo risulta fattiva possibilità per il cattolico di recupero, a oltranza e istantaneo, della assoluta giustificazione personale per i meriti di Cristo.
Il cattoprotestantesimo giussaniano, improbabile protestantesimo devoto al sacramento della penitenza, accoglie gli aspetti più consoni - e cattolici e protestanti - a mai imputare il soggetto. Non sempre i sincretismi sono fecondi. ”