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L’amico Elio Rindone mi ha trasmesso un suo interessante articolo dove premettendo: « [non è pensabile che] ogni cittadino nasce con un diritto a un determinato posto di lavoro, che sia quello di magistrato, di professore, di segretario comunale…, e che tale sistemazione sia dovuta per benigna concessione della sorte, senza studio, apprendistato e sacrifici di vario genere.»
evidenzia nel contempo che: « […] è opportuno ricordare l’articolo 4 della nostra Costituzione: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.»
Articolo completo di Rindone qui:
http://www.italialaica.it/news/editoriali/38461

Concordo. Quanto ho scritto è un breve invito ad evitare rischi di querelomania in nome dell'articolo 4 e di devastanti auto-riduzioni della sovranità psichica personale procurata da sistematizzazioni sociologiche totalizzanti. I cartelli addosso vanno bene sui bovini alla festa del paese, per tutto il resto meglio il pensiero sovrano. Qualche striscione è concesso.