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Rispondo ad Arianna. Ho sempre considerato la dualità come condizione limitante, probabilmente influenzato da un certo monismo esotico con il quale mi sono intrattenuto per anni. Utile quanto scrive in quanto permette di vivere la ineluttabile condizione duale come opportunità che apre all'alterità e al rispetto; incontra, accoglie ed espande.Riguardo la trascendenza il problema è cruciale per le immediate ripercussioni che tale ricerca e tensione porta nell'immanente. Se escludiamo un creatore dobbiamo chiederci: Come è possibile il paradosso che da un magma incosciente venga fuori un cosmo ed addirittura un essere cosciente? (che siamo noi) in altri termini la natura ha prodotto esseri autocoscienti, ne è consapevole? Possiamo rispondere che il sapere che siamo, l'autocoscienza personale è un caso fortuito nel percorso evolutivo di Darwin (al quale credo). Ma a questo punto dobbiamo ancora chiederci: perché è accaduto? Più precisamente perché la natura non gravita verso il Caos e l'uomo verso l'incoscienza? Non so se esiste un regista occulto, un architetto celeste con un progetto in testa, ma la domanda sta in piedi ed esige risposta. Rispondere alla domanda è un bel percorso, indubbiamente più affascinante che l'accettare creatori antropomorfi preconfezionati da chi ci ha preceduto, è sempre meglio la verità che la consolazione.