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Ho ricevuto mail di appartenenti a CL
che hanno preferito non esporsi nel blog. Rispettosi, non di rado arguti e a tratti sinceramente vicini al mio percorso umano hanno contribuito ad un confronto costruttivo. Punto contestato è stato come ho descritto l'obbedienza all'autorità. Anche se, al momento, la mia urgenza esistenziale non è quella di conoscere lo stato di salute dei monaci ciellini mi rassicurano che le cose stanno diversamente da quanto ho testimoniato e che stanno tutti piuttosto bene. Obbediscono consapevolmente e così crescono in umanità e libertà. Una struttura affettiva dell'altro mondo che testimonia che Cristo c'è davvero. Per me è stato diverso. In "memorie di un ex monaco" racconto una micro storia personale, sullo sfondo si scorge il contesto sociale milanese degli anni '70 di cui voglio dare un accenno per far comprendere meglio come funzionavano le cose. Il materialismo ateo, così si chiamava tutto quello che non riconosceva Cristo e la sua Chiesa come centro della storia, era piuttosto dilagante a tutti i livelli. Ripensandoci oggi all'interno di questa galassia eterogenea era presente, insieme ad una minoranza ideologicamente miope e violenta, un umanesimo onesto e profondo. Don Giussani non la vedeva così e col suo temperamento focoso ha fatto fronte all'emergenza drasticamente. La casa brucia, diceva. E se la casa bruciava mica si poteva andare per il sottile, mica si poteva dialogare con i presunti piromani, mica si potevano aspettare le indicazioni di un magistero ecclesiale dormiente e tiepido. Urgeva che l'avvenimento chiesa potesse sopravvivere fuori dalle sagrestie, che non fosse relegato a dimensione intimistica ma presente e protagonista assoluto nella storia e nella società a qualsiasi costo, anche quello di utilizzare il bisogno di senso esistenziale di ragazzi sensibili per farli diventare, a fin di bene, militanti obbedienti per la nobil causa. Dinamica accaduta, con le debite proporzioni, anche nella sinistra estrema con conseguenze nefaste. Don Giussani con la bontà nel cuore ha fatto questo. Occorreva agire con urgenza. Non si poteva star lì a perdere tempo nel rispettare la sensibilità del singolo che entrava nel movimento, nell'accoglierlo così come era, con la sua personalità e espressioni. Serviva manovalanza attiva per spegnere l'incendio, così siccome il fine giustificava i mezzi questi ragazzi sono stati programmati all'obbedienza militante me compreso. Io mi ero innamorato di Don Giussani, come si innamorano gli adolescenti sani ad una proposta forte e totalizzante. Ancora oggi se leggo alcuni suoi interventi li avverto condivisibili e coinvolgenti. Ma proprio obbedendo a quelle parole affascinanti mi sono ritrovato nel supplizio di obbedire ad un altro per essere me stesso. Cercavo un senso e mi sono ritrovato a distribuire volantini contro il divorzio, ad obbedire a persone che mai avrei frequentato, a dare tutto me stesso per appoggiare la campagna elettorale di tizio e caio che nulla centravano con il significato dell'essere, con lo svelarsi del sacro, con i motivi di fondo per cui avevo abbracciato una dedizione totale a dio. Una teoria ineccepibile e affascinante che poi mi conduceva nel quotidiano in un labirinto per me disumano. All'interno dell'avanguardia monastica alla quale appartenevo ovviamente anche Il mio capo casa era programmato per obbedire e combattere. Quindi nulla di personale nei suoi confronti. Ha fatto quello che ha potuto e quello che ha fatto è stato incongruo. Il cortocircuito mortifero è stato procurato dalla sinergia per i limiti personali di che aveva responsabilità, sostenuta da una dinamica di gruppo esaltata. Ho letto recentemente sulle pagine di Contri "Non voglio essere amato (che non vuole dire nulla), ma voglio essere trattato bene". E' tutta lì la mia storia. Se fossi rimasto nella chiesa senza entrare nel gruppo monastico, ho avessi avuto un altro priore probabilmente sarei ancora lì. Non so se oggi avrei sopportato la contiguità di CL all'attuale classe dirigente del Paese, ma forse sarei ancora lì. Che dire di più? Dai frutti riconoscerete l'albero, per me sono stati nauseabondi per chi mi scrive gustosi. Mistero della vita, delle libertà, del Destino.