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Avendo concluso lo scritto, confermo il pregiudizio.
Ovviamente la vita non è questa, il bisogno d'eternità non è così incombente, almeno non quanto altro, e dio non è così lontano. Materialmente ateo, cuore religiosissimo, verginalmente imposseduto dalla chiesa (più che altro dal suo corpo), posso esprimere liberamente il dissenso per il mio egoismo e appropriarmi del concetto d'appartenenza... in questo caso, alla corporeità ecclesiale. Semplicemente "monitorandola".
Dunque si tratta di quale esperienza cristiana si ha intenzione di vivere. Certo è che l'esperienza monacale del cristianesimo è estrema. San Paolo e Don Giussani simili. Uomini. E non è detto che lo spirito santo agisca sempre e comunque.
Forse posseduto da una visione personale. Bah. Mistica soggettiva o meno, non ho deciso, non ho scelto di fare il frate. Lei pensa come un memores dominii tutt'oggi, non ha mai smesso di esserlo. Ma prima di essere monaco dovrebbe essere cristiano: O'Connor, Chesterton, Lewis.
Obbedienze meno serie, più giocose. Anche se per questo non meno dolorose, ma forse corrispondenti.
Addio.