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“ Caro Bruno,
ho letto le sue memorie e il blog che ho conosciuto tramite il libro appena uscito di F. Pinotti.
Io sono un giovane uomo di 27 anni, per cui non mi sento adatto a darle consigli.
Mi può servire dialogare con lei.
Anch'io sin da giovanissimo sono alla ricerca di un senso e della possibilità di realizzare un vero umanesimo. Anch'io ho nutrito seri dubbi riguardo le diverse "allegorie", i dogmi e la cosiddetta "giustizia di Dio". Anche a me la morte pare uno scacco, così come la malattia, la vecchiaia e il dolore in generale.
Come lei, ho incontrato per ragioni di contingenza un prete ciellino e un'intera comunità parrocchiale ciellina (gli altri - i cattolici non-ciellini si sono allontanati tranne poche eccezioni) oltre che due professori liceali ciellini; ho partecipato a "scuola di comunità", ho letto brani del "Senso religioso" o di "Si può vivere così" insieme ai ciellini.
A differenza sua non mi hanno mai convinto.
Nel tempo ho notato come alla gerarchia vaticana e ai movimenti ecclesiastici più conservatori interessi soprattutto sopravvivere uguale a sé stessi; dialogo, libertà, rispetto sono parole di facciata. Il fine ultimo è che l'interlocutore riconosca l'autorità suprema di Cristo e dunque del sedicente suo Vicario in Terra.
Ci sono stati anni in cui credevo anch'io all'utilità di una presenza critica. Il risultato è appunto quello di rompere e mi permetta anche di rompersi i coglioni inutilmente.
Ciò che mi trattiene da un definitivo abbandono della Chiesa è appunto la possibilità di realizzare o cooperare alla realizzazione di opere di carità e attraverso queste agire per una maggiore giustizia sociale; inoltre, mi trattiene il fatto che il mondo "laico" è pervaso allo stesso modo da ideologia: consumismo, edonismo, liberismo, un certo femminismo bigotto... oppure in modo del tutto speculare assenza di idee riguardo a quale tipo di civiltà-società si voglia realizzare e come.
La mia ricerca si fa via via più personale e individuale e anc'io combatto contro i miei fantasmi derivanti dalla rigida educazione ricevuta, che sicuramente ha aspetti positivi ma anche negativi.
Penso che non si debba aver rimpianti o rancori; quel che è stato è stato. Se un'esperienza serve a realizzare la propria opera d'arte non va necessariamente scartata, anche se dolorosa.
Lei è contrario ad un certo tipo di materialismo cui antepone il cosiddetto "istinto di eternità" che sente dentro. Il materialismo non è necessariamente contrario all'eternità. Il problema è definire cosa sia eterno: la materia o lo spirito? La materia o l'idea? L'esistenza o l'essenza?
La materia è in continua trasformazione e l'esistenza ci permette di pensare. Siamo contingenti. Possiamo conoscere il reale attraverso i nostri sensi e la materia. Fidarsi dei propri sensi e della propria intelligenza è l'unico modo per conservare la libertà, quindi non tanto per controllare tutto - piuttosto per rimanere e diventare sempre più sé stessi.
Questo è il risultato raggiunto finora nella mia esperienza.
Tanti auguri!!!
”